Molestò il rivale in amore il giudice gli dà una multa di cinquecento euro

FELTRE. La diffamazione non c’è, le molestie sono da 500 euro. È andata bene a metà al feltrino M.S. L’uomo era in tribunale per rispondere di due ipotesi di reato relative alla relazione extraconiugale della moglie e il pubblico ministero Rossi aveva chiesto una condanna a quattro mesi di reclusione. Il giudice Cittolin ha dato ragione al difensore Rech per la diffamazione, nel senso che l’imputato era già stato assolto per lo stalking e non si può procedere due volte per la stessa cosa, secondo il principio del «ne bis in idem». Il giudice ha invece sentenziato una multa pesante per le molestie.

La vicenda è delicata, perché c’è di mezzo una figlia che all’epoca era minorenne. Il capo d’imputazione scritto dalla Procura della Repubblica racconta di numerose chiamate mute sul cellulare di questo conoscente, anche durante la notte, per quelli che giuridicamente si chiamano biasimevoli motivi. Tutte concentrate tra l’agosto e il novembre di sei anni fa.

Ma nel 2014 un messaggio WhatsApp dai toni pesanti è partito dal telefono dell’imputato ed è arrivato a sua figlia di 13 anni. La ragazza l’ha inoltrato al rivale in amore del padre, che lei conosceva molto bene, e questo ha configurato anche il reato di diffamazione. Il destinatario ha presentato due querele, tra il 26 agosto e il 2 settembre, che hanno innescato il procedimento penale a distanza di diverso tempo.

In altri messaggini si leggevano il modello di una macchina o il nome di un locale pubblico. Tutto per dire che l’imputato sapeva della storia extraconiugale e conosceva i luoghi in cui, presumibilmente, si stava consumando. —

G.S.

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