Mons. Lise contro gli adulatori della Madonna di Voltago
AGORDO. «Anche l'Agordino non è immune dalla ricerca spasmodica o dal tentativo di resuscitare cose straordinarie ed eclatanti che colpiscono emotivamente».
Nel giorno della festa dei santi patroni di Agordo e dell’Agordino, Pietro e Paolo, l'arcidiacono di Agordo e vicario foraneo, monsignor Giorgio Lise, ha lanciato durante la lunga omelia un monito e offerto uno spunto di riflessione, molto simili a quelli formulati da papa Francesco dopo il viaggio a Sarajevo di inizio giugno.
Se anche il pontefice aveva preso le distanze dalla religione legata alle apparizioni e ai veggenti, facendo vedere ai più un riferimento a Medjugorje (a breve si attende il verdetto della Chiesa riguardo alle apparizioni nella località bosniaca), don Lise cala la medesima posizione nell'ambito locale.
«Faccio riferimento», dice chiarendo quanto detto durante l'omelia, «alla ripresa dei pellegrinaggi e ai movimenti che vorrebbero riportare in auge tutta la storia delle apparizioni della Madonna di Voltago. Se si vuole salire lassù a pregare: benissimo; ma inviterei alla prudenza circa i tentativi di ripristinare tutta la vicenda. A cosa serve? A mio modo di vedere serve soltanto a cercare qualcosa di nuovo che ci allontana dal vero centro che è Cristo».
Parole dette a pochi giorni dalla ricorrenza delle apparizioni. Il 5 luglio 1937 la Madonna sarebbe infatti apparsa a sei bambini in località Piandisón, a monte dell'abitato di Voltago. Domenica un gruppo di devoti ha organizzato una fiaccolata che partirà alle 20.30 dal Cristo di Calincrós (via Piandisón) e arriverà (anche in caso di cattivo tempo) al Sas de la Madòna dove verrà recitato il rosario.
Questo è il terzo appuntamento dell'anno, dopo quelli di inizio e di fine del mese mariano. La devozione alla Madonna di Voltago non è però solo un fenomeno locale che peraltro dura ininterrotto da 78 anni. In paese arrivano infatti sempre più spesso comitive di pellegrini reduci o in partenza per Medjugorje. Paolo Brosio si è interessato alla questione. C'è un legame con il movimento sorto attorno al Cristo Pensante sul Castellazzo nelle Pale di San Martino.
La Chiesa ufficiale, però, non ha mai riconosciuto le apparizioni. Don Lise si inserisce su questa scia.
Dopo aver richiamato alla necessità di essere fedeli alla verità, l'arcidiacono ha prima toccato la questione delle unioni civili («molti non hanno il coraggio della verità nel dire che il matrimonio è un “unicum” tra un uomo e una donna e non può avere equiparazioni contrattuali»), poi è arrivato al punto.
«Abbiamo la necessità», ha evidenziato, «di non essere come fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, come direbbe l’apostolo Paolo. La ricerca spasmodica o il tentativo di risuscitare cose straordinarie ed eclatanti, che colpiscono emotivamente (tentativi da cui nemmeno la nostra terra agordina è di questi tempi immune) sono spesso il segno che – fatta salva la buona fede – non ci si lascia riempire dalla Verità che è Cristo e si cerca qualcosa in più, mentre Lui e solo Lui è il “tutto”. Il resto può esserci o non esserci, ma non mi cambia la vita».
Monsignor Lise, a sostegno della sua tesi, ha ricordato i versi di Dante nel Canto V del Paradiso.
«”Se mala cupidigia altro vi grida”, dice il sommo poeta, “uomini siate, e non pecore matte”. Lo stesso poeta», ha proseguito don Lise, «ci ammonisce: “Avete il Vecchio ed il Nuovo Testamento, il Pastor della Chiesa che vi guida, questo vi basti a vostro salvamento”, il che sostanzialmente vuol dire - come ha osservato recentemente il Papa – che bisogna stare attenti a non essere cristiani “che sempre hanno bisogno di novità”».
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