Montagna, boom d’incidenti «C’è troppa superficialità»
BELLUNO. Malori e sfinimento, perdita dell’orientamento, slogature. Soccorso Alpino e Suem lo ripetono di continuo: la montagna non va affrontata con superficialità e non si devono sottovalutare imprevisti e possibili pericoli. Eppure i frequenti appelli non sempre vengono ascoltati. «Troppe persone frequentano la montagna con leggerezza», precisa Alex Barattin, delegato provinciale del Soccorso Alpino. «Nelle ultime due settimane i casi in cui ci siamo trovati a dover intervenire per traumi alle caviglie sono aumentati in modo esponenziale. Traumi dovuti a utilizzo di calzature non adatte alla montagna».
La stanchezza provocata dalla camminata, specie se una persona non è allenata, è causa di cedimenti a gambe e piedi e, dunque, di distorsioni o cadute. «Per questo suggeriamo sempre di indossare scarponcini che coprano la caviglia o pedule», continua. «Abbiamo soccorso spesso persone in ciabatte, Crocs o scarpe da ginnastica sui sentieri». È di domenica il morso di una vipera al piede di una ragazza giunta vicino al rifugio Flora Alpina di Falcade in sandali.
L’arrivo del caldo afoso ha spinto diversi turisti a scegliere la montagna per trovare un po’ di refrigerio e lo scorso fine settimana è stato parecchio impegnativo per i volontari del Soccorso Alpino. Tanti gli interventi e non sono mancate le chiamate da parte di chi aveva perso l’orientamento o si era fatto male a un piede. «Per quanto riguarda gli stranieri, c’è chi sceglie di fare un tour tra diverse località del paese e fa tappa anche sulle Dolomiti, ma arriva con un abbigliamento non adatto», spiega Barattin. «Ecco allora che ci troviamo a soccorrere persone con pantaloncini corti, senza giacca e con scarpe da ginnastica a 2.000 metri di quota».
A testimoniare la scarsa consapevolezza con cui ancora molti frequentano la montagna sono anche i numeri dello scorso anno: il 13,7% dei soggetti è stato soccorso per malori e sfinimenti, mentre perdita dell’orientamento e incapacità hanno contribuito con il 20,7% dei casi, in aumento rispetto al 2016 di circa il 4,8%. «Non bisogna mai dimenticare che le condizioni meteo possono cambiare in modo repentino», continua il presidente, «e che non si deve partire nel primo pomeriggio per una gita in montagna. Le uscite vanno organizzate mettendosi in moto di primo mattino».
Per cercare di contrastare le gite improvvisate è stato lanciato il “Numero verde Montagna sicura”, che risponde all’800.22.13.25. «L’obiettivo è prevenire incidenti in montagna, ma anche dare la possibilità di segnalare eventuali disservizi e problematiche». Insomma, non bisogna essere presuntuosi o vergognarsi di chiedere informazioni. «Prevenzione, sensibilizzazione e formazione sono da sempre le “parole chiave” del Soccorso alpino», conclude Barattin. —
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