Monte Ricco, nuova vita per il “simbolo” di Pieve di Cadore

Terminata la lunga opera di restauro iniziata nel 2007 dall’ex sindaco Granzotto. L’obiettivo è che diventi un contenitore culturale con scopi anche di promozione

PIEVE DI CADORE. Pieve di Cadore ha nuovamente il “suo” Monte Ricco, quella grande struttura fortificata costruita sul colle omonimo, a 953 metri di quota, che da sempre domina non solo la sella sulla quale è stato costruito il paese, ma l’intero Cadore centrale. E' questo uno dei motivi per i quali il paese natale di Tiziano è sempre stato considerato il capoluogo del Cadore.

La cerimonia di apertura si è svolta ieri, alla presenza di un folto gruppo di autorità locali e nazionali, prevalentemente legate all’economia e all’arte.

Coordinato dal giornalista Stefano Vietina, al tavolo della presidenza erano seduti i presidenti delle due Fondazioni, Tiziano e Museo dell'Occhiale, che si sono assunte il compito di gestire la struttura; c’erano poi Giovanna Coletti e Vittorio Tabacchi; Alessandro Mazzucco, il presidente della Fondazione Cariverona, finanziatrice del restauro; il sindaco di Pieve, Maria Antonia Ciotti; il progettista dell’opera, l’architetto Luigi Girardini; il responsabile di Dolomiti Contemporanee, Gianluca D’Incà Levis. Ad aprire la serie degli interventi è stata il sindaco Maria Antonia Ciotti, che ha esordito ricostruendo l’importanza del forte di Monte Ricco nella storia di Pieve e del Cadore.

«L’importanza del colle di Monte Ricco», ha spiegato, «l’avevano già capita gli antichi romani quando, arrivati in Cadore pochi anni dopo la nascita di Cristo, sul colle costruirono l’antico castello, dove esisteva già un tempio a Marte, che nel tempo è diventato il forte Monte Ricco, con l’adiacente Batteria Castello».

La Ciotti ha poi ricostruito la storia del restauro, partendo da quando il suo predecessore, Roberto Granzotto, ebbe la felice idea di restaurare il forte che per lunghissimi anni era rimasto quasi un rudere.

«Da allora, ed era il 2007», ha proseguito il sindaco Ciotti, «è iniziato un percorso durato dieci anni che nell'Ufficio tecnico ha riempito di carte un armadio alto più di 2 metri. Nulla però sarebbe stato possibile se non avessimo trovato sulla nostra strada la Fondazione Cariverona che, grazie agli interventi dei suoi consiglieri e alla sensibilità della sede centrale, ha finanziato i restauri».

La presidente Maria Giovanna Coletti e Gianluca D'Incà Levis, anche se partiti da due punti di vista differenti, hanno poi spiegato cosa si aspettano per il futuro: una struttura che non contenga una semplice mostra, ma diventi, come ha spiegato Levis, «una grande mostra-cantiere che vedrà la presenza a Pieve di 21 artisti, non solo italiani, che dovranno realizzare opere su vari aspetti del Cadore, della sua storia e dei suoi paesaggi». E tutto ciò grazie alla residenza d’arte che il Comune di Pieve ha aperto nella “Casa del volontariato”. Terminata la cerimonia ufficiale, è stata aperta la mostra al pubblico, arrivato al forte a piedi, perché la navetta si fermava alla casetta del bob (mentre le auto private non erano ammesse).

Molti i visitatori che, al termine del giro all’interno della struttura, sono saliti sul tetto dell’edificio per fotografare il Cadore centrale da un punto per molti completamente nuovo. Ottimo il servizio di navetta e controllo del traffico che è stato gestito dalla Polizia locale di Pieve con l’aiuto della Protezione civile e del gruppo alpini di Pieve di Cadore.

Vittore Doro

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