Monti, storia e ospitalità sono le carte da giocare per il rilancio
FORNO DI ZOLDO. La valle dei fabbri, degli artisti e dei gelatai. Lo Zoldano è una terra che sembra quasi nascondersi dietro i giganti dolomitici: il Pelmo, il Civetta, il gruppo del Bosconero, con le sue pareti selvagge. È una vallata difficile da abitare, ma non certo abbandonata a sé stessa.
Perfino il piccolo borgo di Colcerver, che nel 1886 contava 293 abitanti e poi ha subito un lento e inesorabile spopolamento, sta rinascendo.
Merito della gente, che sta tornando a viverci, dei privati che hanno investito in un bed and breakfast, e di Graziano Panciera, che per anni è stato l'unico abitante stanziale di questo angolo della val Zoldana. Una persona riservata ma accogliente, che dopo una vita da gelatiere si è trasferito a Colcerver per vivere gli anni della pensione. La strada che si inerpica da Forno di Zoldo, costruita in tempo di guerra, è stretta e tortuosa, d'inverno la neve è un bel problema e manca l'acquedotto, ma il Comune ci sta pensando da tempo, a risolvere la situazione.
Quello di Zoppè, invece, sta cercando di avviare un progetto di ospitalità diffusa, per rispondere alle richieste di alloggio che, a sentire il sindaco Renzo Bortolot, ci sono. La stessa iniziativa è in fase già più avanzata a Cibiana, il paese dei murales.
«È un paese che dipinge la sua storia», racconta Osvaldo Da Col, la memoria storica di questo territorio. Ed è proprio questo il valore aggiunto di Cibiana, che ha saputo far conoscere le sue peculiarità ed è piuttosto frequentata, specie in estate, da turisti incuriositi da quelle meravigliose case dipinte. Vicino al Taulà dei bos, recentemente restaurato (il sindaco Luciana Furlanis sta pensando a come utilizzarlo al meglio perché le sue potenzialità sono notevoli, anche considerando la vista sulle Dolomiti che si ha dalla terrazza – dovrebbe diventare la reception dell'albergo diffuso), c'è una delle case più antiche del paese: è stata costruita nel 1502.
Anche Cibiana non è una terra facile da abitare.
Ma resta nel cuore di chi ci è nato: due giovani che da qualche anno si sono trasferiti a Padova, adesso vogliono tornare a casa per cominciare un'attività legata alla pastorizia. Ha una malga già ben avviata, invece, Marta Zampieri. Sta a Cornigian, frazione di Forno di Zoldo, ed è un vulcano: nella sua azienda si occupa di capre, mucche, galline. Dalle capre ricava la lana cashmere che usa per produrre sciarpe, cappelli, stole. E con i prodotti degli animali e della terra cucina piatti prelibati nel suo agriturismo. E pensare che è laureata in ingegneria civile idraulica. Il Comune di Forno crede nella sua attività, e sta recuperando pascoli per gli animali tagliando parte del bosco che è avanzato in maniera incontrollata negli anni.
A Forno ci si tuffa nella storia al museo del chiodo, dove sono raccolti reperti e testimonianze del tempo, ma anche alla vecchia latteria, ristrutturata, dove sono esposte le maschere della Gnaga, il carnevale tipico. E in questa parte della vallata zoldana, le donne, come la giovane mamma Romina, portano avanti l'antica tradizione degli scarpet. Perché un territorio si perde se dimentica la sua storia. E la Valzoldana vuole proiettarsi nel futuro, diventando terra di “Villaggi degli alpinisti”, rimanendo con i piedi ben saldi nel suo passato. (a.f.)
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