Monumento alla pace e al sacrificio degli alpini del Feltre

Piazza affollata per l’inaugurazione dell’opera di Bottegal che ricorda le penne nere cadute in Afghanistan
Di Raffaele Scottini
Parata e inaugurazione del monumento per i caduti degli alpini durante le missioni di pace
Parata e inaugurazione del monumento per i caduti degli alpini durante le missioni di pace

FELTRE. Gianmarco Manca di 32 anni, Francesco Vannozzi 26 anni, Sebastiano Ville 27 anni, Matteo Miotto 24 anni e Marco Pedone di 23 anni, il più giovane dei cinque alpini in forza al Battaglione Feltre caduti in Afghanistan tra il 9 ottobre e il 31 dicembre 2010. Alla loro memoria è dedicato il monumento che l'Ana Feltre ha voluto posare nel piazzale “7° alpini” in via Farra.

Il luogo è simbolico, il gesto estremamente concreto perché se forte è il significato dell’opera d’arte realizzata dal maestro Antonio Bottegal, altrettanto forte è la scelta di collocarlo nella piazza di Farra che porta proprio il nome del Battaglione rimasto per decenni nella caserma Zannettelli e ora di stanza a Belluno.

Lo ha evidenziato ieri mattina il presidente della sezione Ana di Feltre Carlo Balestra, in occasione dello scoprimento del monumento davanti a una piazza gremita di persone, che si sono riunite al termine del corteo degli alpini attraverso il centro. Un omaggio delle penne nere, che dalla città hanno ricevuto un grande abbraccio, durato tre giorni perché è stato un week end lungo con il cappello alpino, tra sfilate, cerimonie e momenti musicali fino all'appuntamento clou di ieri.

Erano presenti anche i familiari dei cinque alpini, oltre alle numerose autorità compresi il presidente dell’Ana nazionale Sebastiano Favero, il vice comandante della Regione Nordest generale Gianfranco Rossi e il prefetto di Belluno Giacomo Barbato, accomunati in un unico pensiero – l'onore ai caduti – che l'artista Antonio Bottegal ha inciso a modo suo nella pietra.

«Ho cercato di creare un moto ascensionale», l'interpretazione dell'autore. «Scavando nella pietra e tirando fuori il rilievo, l'opera dà un senso come di trascendentale». Non ci sono armi, ma un alpino che si accosta a una donna seduta con in braccio un bimbo nella parte bassa, poi il volto di una bambina, un anziano con la barba e il turbante a rappresentare il Paese che sembra voler trattenere un alpino perché non muoia e nella parte alta altri tre alpini, più sfumati.

«Questo monumento», spiega il presidente dell'Ana Feltre Carlo Balestra, «rappresenta la pace col sacrificio degli alpini e la scelta di posizionarlo nella piazza del Battaglione Feltre non è casuale». Gli fa eco il sindaco: «Qui volevamo ricordare i cinque ragazzi, nella piazza dove ci ricordiamo di quanto la città sia vicina ai militari in armi», dice Paolo Perenzin, evidenziando però come «la politica deve fare tutto prima di lasciare il passo alle armi».

Le autorità che intervengono li ricordano per nome, Gianmarco, Francesco, Sebastiano, Matteo e Marco: «Se vivono nel ricordo, la loro fiammella arde e dà luce, e simboli come questo monumento sono d'aiuto», le parole del generale Gianfranco Rossi, che aggiunge come «la presenza così numerosa di gente testimonia la vicinanza al Settimo» e sottolinea quattro parole chiave: «Ricordo, dovere, gratitudine e perché». Il monumento è sistemato vicino a un altro, dedicato alla presa del monte Cauriol: «Uno degli scopi dell'Ana», conclude il presidente nazionale Sebastiano Favero, «è quello della memoria. Per non dimenticare».

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