Morì di amianto, causa contro l'Eternit Ag

Moglie e figlia chiedono 500.000 € di risarcimento e denunciano i titolari del colosso svizzero
Tecnici e operai impegnati in lavori di bonifica dall’amianto
Tecnici e operai impegnati in lavori di bonifica dall’amianto
BELLUNO. Anche a Belluno c'è chi reclama giustizia per i morti di amianto contro il colosso svizzero dell'Eternit. Due donne, moglie e figlia di S.D., un operaio che tra il 1967 e il 1972 lavorò in Svizzera per la "Eternit Ag" (poi "Fibrecem Holding Ag"), hanno presentato una causa di lavoro, in tribunale a Belluno, contro la multinazionale chiedendo un risarcimento da oltre mezzo milione di euro. Il loro congiunto, classe 1944, per anni emigrante per lavoro, è morto nel dicembre del 2000 per mesotelioma pleurico, il dannato tumore riconducibile all'esposizione alla polvere d'amianto. Non solo. Le due donne hanno anche presentato una querela alla procura della Repubblica di Belluno per procedere penalmente contro il multimiliardario svizzero Stephan Ernest Schmidheiny, 63 anni, ed il barone belga Jean Louis De Cartier de Marchienne, 90 anni, i legali rappresentanti della "Eternit Ag". Ma la procura ha chiesto al giudice delle indagini preliminari Giorgio Cozzarini l'archiviazione del procedimento penale. Fatti troppo vecchi e già prescritti, sarebbe, secondo indiscrezioni, la motivazione. Il gip s'è riservato la decisione sulla richiesta d'archiviazione contro la quale moglie e figlia di S.D. si sono opposte con l'avvocato Edoardo Bortolotto. Al tribunale di Torino, invece, Schmidheiny e De Cartier de Marchienne sono già a processo con le accuse di disastro doloso permanente e inosservanza volontaria delle norme sulla sicurezza per la morte per mesotelioma pleurico e asbestosi di quasi 3000 lavoratori, la maggior parte operai della Eternit di Casale Monferrato, di cui i due imputati erano i titolari. Secondo dati ufficiosi, sarebbero a decine i lavoratori bellunesi, emigrati in Svizzera nel Dopoguerra, e deceduti per mesotelioma pleurico. E non è escluso che alla causa delle due donne bellunesi ne seguano delle altre. Il passo di presentare una doppia causa civile-penale è stato preso dalle due donne per "una questione di principio e di giustizia" per le sofferenze patite dal loro marito e padre. Tra l'aprile del 1967 ed il marzo del 1972, S.D. operò alla Eternit di Niederurnen in Svizzera, un'azienda che dava lavoro a centinaia di emigranti provenienti dalle zone più depresse d'Italia, tra i quali molti bellunesi. Gli operai italiani venivano ospitati in baraccamenti prefabbricati, con tetto rigorosamente in eternit. L'operaio bellunese venne impiegato nelle mansioni più umili, in particolare aveva il compito di trasportare dalla ferrovia alla fabbrica i sacchi di amianto. Era così costretto, dunque, ad inalare notevoli quantità della polvere-killer. All'epoca, inoltre, in fabbrica non c'erano aspiratori e gli operai non sapevano neanche cosa fosse una "mascherina". S.D., che nella sua vita non ha mai fumato né ha mai fatto un solo giorno di mutua durante i cinque anni trascorsi alla Eternit di Niederurnen, iniziò a stare male soltanto nel 1999, all'età di 55 anni. Se faceva qualche piccolo sforzo, lamentava una forte dispnea (respirazione difficoltosa) con tosse. Nel novembre del 1999 entrò in ospedale a Belluno per una visita nel reparto di pneumologia, dove gli fu riscontrata una pleurite emorragica destra. Un mese più tardi gli fu diagnosticato, durante un'altra visita, un mesotelioma pleurico. Un anno dopo, S.D. è morto. La Suva, l'equivalente dell'Inail in Svizzera, nel marzo 2001, riconobbe la natura professionale della malattia del lavoratore. Nelle 50 pagine del ricorso presentato al giudice del lavoro Anna Travia, l'avvocato Bortolotto spiega nei dettagli il nesso causale tra il lavoro alla Eternit in Svizzera e la morte dell'operaio bellunese per mesotelioma pleurico. Moglie e figlia chiedono complessivamente oltre mezzo milione di risarcimento alla Eternit svizzera tra danno morale, psicofisico ed esistenziale. Per una questione di giustizia e rispetto della memoria del congiunto morto.

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