Morì di setticemia, il pm chiede l’archiviazione

BELLUNO. Il 25 maggio dello scorso anno Giovanni Panciera morì a 76 anni dopo quasi un mese e mezzo di sofferenze. Su quel caso la procura della Repubblica di Belluno aprì un’inchiesta che è arrivata...
Di Irene Aliprandi
ospedale san martino
ospedale san martino

BELLUNO. Il 25 maggio dello scorso anno Giovanni Panciera morì a 76 anni dopo quasi un mese e mezzo di sofferenze. Su quel caso la procura della Repubblica di Belluno aprì un’inchiesta che è arrivata ad un punto decisivo. Il sostituto procuratore Simone Marcon, infatti, ha chiesto l’archiviazione del fascicolo e il primo aprile il giudice Giorgio Cozzarini deciderà se chiudere il caso o accogliere la richiesta della parte civile (avvocato Giuseppe Triolo) che si oppone all’archiviazione e chiede il processo per gli undici indagati.

I problemi di salute di Panciera iniziarono a metà aprile del 2013. L’uomo si rivolse al proprio medico di base, poi al pronto soccorso, poi di nuovo al suo medico fino al ricovero per accertamenti. Gli esami clinici evidenziarono la presenza di una cisti epatica di notevoli dimensioni, oltre i dieci centimetri di diametro. In pochissimi giorni, l’ecografia mostrò che la cisti era già cresciuta di altri due centimetri ma dal 22 al 30 aprile non furono effettuati ulteriori accertamenti. I medici infatti avevano deciso di fare un drenaggio percutaneo ecoguidato, al fine di ridurre la cisti dal contenuto purulento. Un intervento non semplice, ma soprattutto molto pericoloso, perché la quantità di pus all’interno della cisti era notevole e il rischio che l’infezione si diffondesse era concreto.

Il perito della parte civile ha calcolato che il liquido infetto contenuto nella cisti era di circa un litro, ma soprattutto ha scoperto che nessuno spiegò al signor Panciera quali rischi correva con quell’intervento, tanto che il consenso informato non fu fatto firmare al paziente prima dell’intervento. A otto giorni di distanza dall’ultima ecografia, l’uomo fu sottoposto al drenaggio, ma le sue condizioni non migliorarono affatto. Anzi, il paziente continuò ad accusare dolori sempre più forti, fino a quando i medici, 28 ore dopo l’intervento, si accorsero che il liquido infetto era finito nella cavità addominale, provocando una peritonite. Panciera fu sottoposto a tre interventi chirurgici per ridurre l’infezione, ma non furono sufficienti a salvarlo.

Secondo il perito del pm non c’è responsabilità da parte dei medici e per questo è stata chiesta l’archiviazione per gli undici medici dell’ospedale San Martino di Belluno: Luca Barutta, Giuseppe Callegari, Antonio Riccardo Da Rold, Paolo D’Andrea, Alessandro De Carli, Gabriele Guerriero, Annarita Manigrasso, Giovanni Re, Fabio Ricagna, Stefano Valente e Giuseppe Zanni (tra i legali della difesa c’è l’avvocato Antonio Prade).

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