Morì folgorato: i cavi elettrici erano deteriorati
MEL. I cavi elettrici della chiesa e della canonica erano visibilmente deteriorati, privi dei tubi corrugati di protezione e il relativo quadro elettrico era guasto, cioè il differenziale e il pulsante test non funzionavano. Prime testimonianze, ieri, nel processo per la morte di Loris De Faveri, l’operaio trevigiano che rimase folgorato durante i lavori nella chiesa di San Nicolò a Villa di Villa di Mel il 26 settembre del 2014.
A giudizio ci sono sette persone con le accuse di omicidio colposo e di aver violato le norme sulla sicurezza sul lavoro: Giuseppe De Nardo, Andrea Durigon, Mario Dall’Asen, Andrea Lorenzon, Francesca Cais, Ottavio Paier e Mauro Meler titolari delle imprese che stavano eseguendo i lavori o responsabili del cantiere. Davanti al giudice Elisabetta Scolozzi e al pm Sandra Rossi, hanno testimoniato un vigile del fuoco, una funzionaria dello Spisal, un artigiano che stava lavorando al momento dell’incidente e uno dei carabinieri intervenuti.
La mattina di quel 26 settembre, nella chiesa, si stava celebrando un funerale e il parroco aveva chiesto che, durante le funzioni, gli operai limitassero le attività rumorose. Il lavoro che impegnava De Faveri e altri colleghi non avrebbe creato problemi ma, forse proprio per evitare di dare disturbo, De Faveri decise di salire sul ponteggio non dall’accesso principale, che si trovava davanti all’ingresso della chiesa, ma dalla parte opposta, di fatto scavalcando la prima pedana del ponteggio.
In base alle ricostruzioni fatte ieri, non si è ancora capito perché la vittima sia salita da quel punto e cosa stesse facendo al momento dell’incidente, avvenuto poco tempo dopo la sua salita. Ad accorgersi che l’uomo aveva avuto un incidente fu uno dei tecnici presenti che urlò chiamando l’altro operaio presente, uno dei testimoni di ieri. «Stavo posando la guaina sulla copertura del lato sud, mentre Loris doveva iniziare dal lato opposto. Quando mi hanno chiamato dicendomi che Loris era a penzoloni e non dava segni di vita mi sono avvicinato, d’istinto gli ho toccato un braccio e ho preso la scossa anch’io», ha raccontato l’uomo.
I fatti più rilevanti descritti dalle testimonianze di ieri, tuttavia, riguardano proprio le linee elettriche private, cioè le utenze della chiesa e della canonica: tre cavi che partivano dal quadro elettrico posizionato nel garage della canonica, quadro che fino al giorno dell’incidente alcuni dei lavoratori del cantiere non avevano mai visto.
I rilievi dello Spisal, ma anche dell’Enel arrivata poco dopo, hanno messo in evidenza che l’intero impianto era totalmente fuori norma. Nel garage, il quadro era danneggiato con il differenziale guasto e i cavi che ne uscivano apparivano già deteriorati, condizione che permaneva anche quando i cavi uscivano all’aperto attraversando il cantiere. Non si tratta dei cavi e del quadro elettrico di cantiere, che invece erano in sicurezza. Una delle soluzioni doveva essere la protezione di quei cavi aerei attraverso i tubi corrugati, che erano presenti in cantiere e erano stati installati su alcune linee, ma non su quelle private deteriorate e che sono state fatali per Loris De Faveri. (i.a.)
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