Morì in ospedale: duello tra le parti

BELLUNO. Chiesta di nuovo l’archiviazione. Presentata un’altra opposizione. La parola sul caso della morte per setticemia di Giovanni Panciera torna al giudice per le indagini preliminari Giorgio Cozzarini. Da una parte, il pubblico ministero Simone Marcon ha richiesto una seconda volta che venga archiviata l’inchiesta per omicidio colposo da responsabilità medica, con gli undici dottori dell’ospedale San Martino, che hanno avuto in cura il 66enne bellunese sottoposti a indagine: Luca Barutta, Giuseppe Callegari, Antonio Riccardo Da Rold, Paolo D’Andrea, Alessandro De Carli, Gabriele Guerriero, Annarita Manigrasso, Giovanni Re, Fabio Ricagna, Stefano Valente e Giuseppe Zanni.
Dall’altra, l’avvocato della parte offesa (la moglie di Panciera e un figlio) Giuseppe Triolo non si rassegna, malgrado i risultati di altri tre mesi d’indagini, che dovevano prendere in esame essenzialmente due questioni: non erano state fatte considerazioni medico - legali sull’operazione del 30 aprile, pertanto era necessario approfondire; gli inquirenti erano chiamati a trovare elementi, a proposito dell’ipotizzato ritardo nella diagnosi e nel trattamento di une peritonite purulenta, fra il 30 aprile e il 1 maggio. Le date prima del drenaggio al fegato (percutaneo ecoguidato) e poi il primo intervento chirurgico. Ce ne saranno altri due. Triolo vuole capire come mai la ciste epatica è passata dai dieci centimetri di diametro dell’ecografia del 14 aprile ai dodici e mezzo di quella del 22 e in discussione c’è anche la quantità di pus, che questa ciste conteneva, con tutti gli effetti che poteva provocare, nel caso il liquido si fosse diffuso nel resto del corpo del paziente: ce ne sarebbero 1000 millilitri, ma ne sarebbero stati aspirati soltanto 250. Non soddisfa lui e a maggior ragione la famiglia la risposta fornita dai periti: ci sono state svariate indagini e tac. Ma svariate quante?
L’intervento decisivo andò male: l’infezione si diffuse a tutto l’addome e l’uomo morì il 25 maggio per setticemia. Tutto era cominciato ad aprile scorso quando il pensionato lamenta un dolore allo stomaco e si reca prima dal medico curante che lo dirotta al pronto soccorso del San Martino di Belluno. Il 15 aprile, a causa di forti dolori alla pancia, l'uomo viene ricoverato e gli viene prescritta un'ecografia grazie alla quale i medici scoprono che, tra le altre cose, ha una specie di sacchetto nello stomaco pieno di un liquido purulento. Sarà quello che lo porterà alla morte, ma secondo l’avvocato della parte offesa la responsabilità è dei medici, mentre la procura non è d’accordo e a decidere chi ha ragione dovrà essere Cozzarini.
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