Morì sul Monte San Mauro spuntano gli ultimi scatti
CESIOMAGGIORE. Era il 4 gennaio dell'anno scorso quando il sessantenne Giacomo Guzzo perdeva la vita precipitando da un sentiero che conduce alla vetta del Monte San Mauro. Domenica scorsa, Thomas Vago, assieme ad un amico, ha deciso di fare un'escursione su quello stesso sentiero, affrontandolo per la prima, e nelle vicinanze di un piccolo salto di roccia ha ritrovato la macchina fotografica che Guzzo aveva portato con sé quella mattina per scattare qualche foto agli amici di comitiva. Un appello su Facebook con la pubblicazione di una delle foto del gruppo recuperate dalla scheda di memoria della macchinetta fotografica ha messo in moto un passaparola che già lunedì pomeriggio gli ha consentito di rintracciare due sorelle che si sono viste restituire l'oggetto del fratello. Un piccolo gesto, ma di grande significato per la famiglia residente a Pedavena.
La morte di Guzzo è stata accidentale, ma la dinamica non è mai stata definitivamente chiarita, se non nel punto in cui i soccorritori ritrovarono il corpo a un'altitudine di circa 1.450 metri, mentre i suoi compagni di camminata trovarono la fascetta contro il freddo e i bastoncini. Mancava la macchina fotografica con cui Guzzo aveva immortalato la piccola comitiva poco prima dell’incidente fatale.
Non è escluso che Thomas Vago possa incontrare anche chi quel 4 gennaio 2015 era con Guzzo lungo il sentiero per cercare di ricostruire, se possibile, cosa accadde al loro amico, grande esperto di montagna. Thomas Vago racconta il ritrovamento: «Malgrado abbia abitato a Pullir per vent'anni non ero mai salito sul Monte San Mauro. È una montagna che incute soggezione. Domenica ci sono andato assieme a un amico. Il sentiero non è ben segnato e la visibilità in quota era molto precaria. Nel corso della salita, su delle rocce, ho visto la macchina fotografica con il laccetto strappato. Ho subito pensato che non era normale ed il mio amico mi ha ricordato che circa due anni fa era accaduta una disgrazia».
Una volta a casa la sorpresa: «Ho provato a risalire al proprietario e ho visto che la scheda era ancora leggibile. Su internet ho ritrovato l'articolo della disgrazia scritto sul Corriere delle Alpi e ho visto che la data delle fotografie scattate alla comitiva corrispondevano. A quel punto mi sono convinto che l'apparecchio potesse essere proprio della persona deceduta». L'appello sul proprio profilo Facebook ha fatto il resto: «In poche ore ho ricevuto moltissime segnalazioni e risposte e già lunedì ho incontrato due sorelle alle quali ho restituito la macchina fotografica del fratello».
Il luogo del ritrovamento della macchina fotografica, potrebbe far pensare che Giacomo Guzzo, quel giorno, scelse un sentiero diverso dalla discesa rispetto a quello che aveva seguito con il resto della comitiva per la salita: «È una possibilità», spiega ancora Thomas Vago, «perché poi quell'altro sentiero più agevole l'ho individuato con il mio amico. Quello percorso da noi ha questo salto di roccia che non ci siamo fidati ad affrontare. Così siamo tornati indietro». ©RIPRODUZIONE RISERVATA
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