Morì travolto da un albero: chiesti due anni

La Procura vuole la condanna per l’impresario boschivo Zucco per la morte di un boscaiolo. Risarcimento alla famiglia



Boscaiolo morì travolto da un albero. La Procura della Repubblica ha chiesto una condanna a due anni di reclusione per Gianvittore Zucco, l’impresario boschivo che nell’aprile 2015 era il titolare del non ancora assunto Pietro Fanfoni. Il pm Rossi ha ritenuto provata la sua responsabilità per il decesso in un bosco di Viliago e l’avvocato di parte civile Resenterra ha aggiunto un risarcimento di 200 mila euro, centomila per la madre e 50 per ciascuno dei due fratelli. La moglie e il figlio sono già stati risarciti dall’Inail con 450 mila.

Il difensore Perco, invece, è convinto che il suo assistito meriti l’assoluzione dal reato di omicidio colposo, perché il fatto non sussiste o non costituisce reato. In subordine, con formula dubitativa. Non c’è alcun nesso tra il fatto che Fanfoni non fosse stato ancora regolarmente assunto e il suo decesso e l’uomo non si sarebbe salvato nemmeno se avesse indossato il caschetto. E inoltre, ha detto il legale, Zucco non poteva certo controllare per tutto il tempo che il lavoratore indossasse l’attrezzatura prevista dalle norme di sicurezza nel Bosco della China. Il collega Serrangeli prenderà la parola nelle repliche del 21 novembre.

Nel pomeriggio del 10 aprile di quattro anni fa, Fanfoni era stato colpito alla testa e al torace da un ramo di carpino bianco lungo 13 metri, pesante tra i 50 e i 60 chili e caduto da un’altezza tra gli otto e i nove metri. C’era un pioppo appoggiato a carpino e, secondo un ispettore della Forestale, il lavoratore non ha valutato la direzione di caduta dell’albero e la procedura di taglio non è stata corretta. La squadra avrebbe dovuto attaccare il pioppo al trattore col verricello e trascinarlo, in questo modo l’incidente si sarebbe evitato.

La ditta Zucco stava lavorando in subappalto della Slongo e lo Spisal ha certificato che nel cantiere non c’erano tutti i requisiti richiesti in tema di sicurezza e mancava la segnaletica necessaria. L’udienza di ieri è cominciata con le dichiarazioni spontanee dell’imputato: «Sono dispiaciuto per la morte di Pietro. Mi dispiace molto. Fanfoni aveva seguito un corso di formazione per taglio ed estrazione piante ed era idoneo. Aveva caschetto, guanti e tutto il materiale a norma. Quel giorno, da dove mi trovavo io, non potevo vedere quello che stava facendo né prevedere che avrebbe tagliato quella pianta».

A fine discussione, il giudice Coniglio ha rinviato per repliche a novembre. —

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