Morì un boscaiolo: chiesta una condanna

San Pietro. Il caposquadra non avrebbe svolto bene il compito di preposto di Michael Casanova Fuga
Di Gigi Sosso
Belluno, 15 novembre 2010. Il nuovo presidente del Tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi - Il pubblico ministero Simone Marcon
Belluno, 15 novembre 2010. Il nuovo presidente del Tribunale di Belluno, Sergio Trentanovi - Il pubblico ministero Simone Marcon

SAN PIETRO. Omicidio colposo per la morte di un giovane boscaiolo. Nel corso del processo con rito abbreviato, il pm Marcon ha chiesto al giudice Sgubbi la condanna a un anno e quattro mesi di Stefano De Candido Romole. Era il caposquadra di Michael Casanova Fuga, il 19enne di Costalta morto il 10 febbraio di quattro anni fa, in un tragico incidente sul lavoro, sul monte Curiè. Quel giorno i dipendenti della ditta Pradetto dovevano tagliare 30 piante: alle 16, un tronco lungo otto metri e del peso di 35 quintali appena segato da De Candido Romole cade su altri due, si mette in movimento come su un binario ferroviario e travolge Casanova Fuga.

Sgubbi ha rinviato l’udienza al 16 aprile per le repliche e la sentenza. L’imputato è difeso dall’avvocato Lorenzo Locatelli, mentre la famiglia del boscaiolo si è costituita parte civile con Raffaella Mario. Sia quest’ultima che la procura contestano a De Candido il ruolo di preposto del giovane apprendista. È una qualifica importante, nel sistema di prevenzione di un’azienda, che prevede l’obbligo di controllo e l’esercizio di fatto dei poteri direttivi. Altra contestazione riguarda le modalità sul taglio di questi alberi, che non sarebbe stato consono: da monte a valle e non viceversa.

Il processo era cominciato con il dibattimento in aula, successivo alla condanna in abbreviato del datore di lavoro e responsabile della sicurezza Matteo Roman Pradetto a un anno e quattro mesi e 300 mila euro di provvisionale per i genitori (sentenza confermata in appello). Di fronte ai due anni di reclusione chiesti dal pubblico ministero Maria Luisa Pesco, il giudice e allora presidente del tribunale Sergio Trentanovi era uscito dalla camera di consiglio con un’ordinanza, al posto della sentenza, disorientando un po’ tutti: trasmissione degli atti alla procura e cambio del capo d’imputazione. In poche parole, se si voleva accusare De Candido, lo si poteva fare per la colpa generica di aver tagliato l’albero, che poi ha ucciso il ragazzo, non per altro. In un secondo momento, la scelta del rito alternativo che, in caso di condanna, garantisce lo sconto di un terzo della pena e si svolge a porte chiuse.

Ieri mattina si è andati avanti per diverse ore, alla presenza dei genitori di Casanova Fuga, prima del rinvio deciso dal giudice Sgubbi. A metà aprile, sarà pronunciata la sentenza, dopo che le parti, accusa e difesa, avranno replicato.

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