Morì una donna, primario finisce a processo
CORTINA. Nel 2013 decise di lasciare la Sicilia per andare a farsi curare a Cortina, all’Ospedale Codivilla Putti, uno dei centri più qualificati e di eccellenza per la cura delle patologie legate all’osteomielite. Le condizioni della donna, però erano già parecchio gravi e, dopo un intervento, la situazione precipitò portando la paziente alla morte. Per quel decesso sono stati indagati sei medici: quattro in servizio negli ospedali siciliani frequentati dalla paziente e due bellunesi.
Ieri la vicenda è arrivata all’udienza preliminare e il giudice ha deciso che il caso va affrontato attraverso l’approfondimento dibattimentale, almeno per i due medici bellunesi. I quattro siciliani, invece, sono stati prosciolti. Sono stati, quindi, rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio colposo Francesco Centofanti il direttore dell’istituto ortopedico Codivilla Putti e Cosimo Salfi, dirigente medico di ortopedia e traumatologia in servizio all’ospedale di Belluno, con esperienza anche a Cortina.
Durante l’udienza preliminare di ieri l’avvocato Paolo Patelmo ha sollevato un’eccezione, accolta dal giudice, relativamente alla costituzione di parte civile, perché i parenti che intendevano costituirsi non hanno prodotto i documenti che dimostrano il titolo di eredi della donna morta e sono quindi stati esclusi dal processo.
La vicenda risale a tre anni fa, quando la paziente, una donna siciliana di una certa età, da molti anni in cura per l’osteomielite e con gravi patologie pregresse, decise di rivolgersi a Cortina. La donna soffriva anche di insufficienze cardiache, epatiche e respiratorie e l’infiammazione dell’apparato osteo articolare rischiava di farle perdere una gamba. La donna si è sempre rifiutata di subire l’amputazione dell’arto e a Cortina è stata sottoposta ad un intervento per la pulizia dei bordi infetti dell’osso con la resezione di tibia e femore.
Dopo l’intervento, però, le condizioni della donna peggiorarono. La paziente fu portata a Belluno e poi di nuovo a Cortina ma nel frattempo i suoi organi vitali subirono un crollo e a quel punto anche l’amputazione della coscia, intervento che lei ha rifiutato fino all’ultimo, non era più possibile. La donna chiese di tornare in Sicilia, dove poco dopo morì per collasso cardio circolatorio.
Il pubblico ministero ha già ottenuto una consulenza, ma anche la difesa ha portato elementi che escludono la responsabilità del professor Centofanti e del dottor Salfi, anche in base alla legge Balduzzi, quindi il processo sarà una sfida tra esperti per capire quale sia la responsabilità dei medici imputati.
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