Morto Alessandro Merli, tra i padri del Parco delle Dolomiti

L’ex direttore bellunese dell’Azienda per le foreste demaniali aveva 99 anni. Fu presidente nazionale di Italia Nostra

Stefano de Barba
Alessandro Merli
Alessandro Merli

BELLUNO. Da funzionario dello Stato ha dato un impulso importante alla nascita del Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, acquisendo al Demanio ampie aree di territorio poi trasformate in riserve. Da cultore del patrimonio culturale e ambientale, è stato impegnato nell’associazionismo, diventando presidente nazionale di Italia Nostra dal 1990 al 1994.

Alessandro Merli, ex direttore bellunese dell’Azienda di Stato per le foreste demaniali, si è spento a 99 anni. Viveva a Travazzoi, non lontano da quella sede dell’Azienda per le foreste – ora diventata Ufficio territoriale per la biodiversità – dove ad inizio degli anni Settanta attuò l’acquisizione e la trasformazione in riserva biogenetica di aree chiave del Parco, dalle Vette Feltrine alla Piazza del Diavolo, dalla Schiara ai Monti del Sole.

Dando un impulso significativo a quell’idea di Parco naturale nel Bellunese che si dice fosse nata a casa di Giovanni Angelini nel 1963 e che poi raccolse sempre più entusiasmi e sostegno. «Merli era orgoglioso di aver gettato le basi del Parco con quella acquisizione al Demanio», ricorda Ester Cason Angelini, «se non fossero state create quelle riserve naturali il Parco probabilmente non avrebbe visto la luce». Un ruolo ricordato anche nel volume pubblicato dalla Fondazione Angelini nel 2003, “Un Parco per l’uomo”, nel decennale dell’area protetta.

«Quei terreni acquisiti da Alessandro Merli al Demanio hanno rappresentato il nucleo fondamentale del Parco», sottolinea anche Cesare Lasen, primo presidente dell’ente di gestione, «e fu lui a farli dichiarare “riserve biogenetiche” da parte del Consiglio d’Europa. Erano anni diversi, in cui c’era meno burocrazia, oggi sarebbe difficile ripetere una operazione del genere». Ma l’acquisizione fu efficace: «Dalle Vette Feltrine alla Piazza del Diavolo, dallo Schiara ai Monti del Sole», ricorda Lasen, «diventarono zone protette circa 16 mila ettari, quindi poco più della metà del territorio del Parco. Alcune sono riserve integrali, successivamente mantenute tali nel Piano del Parco».

Non mancarono le frizioni in questi anni tra il livello statale, quello rappresentato da Merli, e le realtà locali che immaginavano un Parco delle comunità locali. Ma Merli ebbe in ogni caso un ruolo determinante per la tutela dell’ambiente bellunese. «Ha contribuito anche lui», ricorda ancora Lasen, «a sventare negli anni Settanta il progetto di un villaggio turistico in Cajada. Così come promosse molte ricerche scientifiche sulle Vette Feltrine con il professor Pignatti e la pubblicazione della guida botanica del 1977 sulle Dolomiti di Feltre e di Belluno».

I funerali di Alessandro Merli verranno celebrati lunedì 11 aprile  alle 15,15 nella chiesa parrocchiale di Mussoi.

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