Morto Angelo Costola creò il Suem 118

Primario, impegnato in politica, strenuo difensore della sanità di montagna si era ammalato due anni fa di Sla, il decesso ieri sera a Casa Tua 2
Di Paola Dall’anese
angelo costola
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BELLUNO. Una triste notizia si è abbattuta ieri sera sulla provincia di Belluno: Angelo Costola, ex primario del Suem 118 di Pieve, nonché suo fondatore, se n’è andato. Dopo aver vinto tante battaglie, combattute con grande tenacia e forza d’animo, a cominciare da quella per istituire il 118 e l’elisoccorso in Cadore e per tutta la montagna, quella con la Sla, la terribile malattia che l’aveva colpito due anni fa, Angelo Costola l’ha purtroppo persa.

Il cordoglio e la mestizia hanno colto le molte persone che l’hanno conosciuto in tanti anni di carriera medica, ma anche politica e di impegno civile. Sì, perché, come racconta chi gli era vicino, in fondo «il suo impegno politico come consigliere comunale, ma anche come assessore provinciale, l’ha sempre vissuto come un prolungamento di quell’impegno per il miglioramento della vita della comunità», come spiega Sergio Reolon, suo amico di vecchia data.

Costola era nato a Lorenzago di Cadore nel 1949, aveva iniziato a lavorare come medico anestesista all’ospedale di Auronzo, nell’allora Usl 3 del Cadore. A quel tempo, nella struttura, lavorava anche Daniela Larese Filon, ora sindaco di Auronzo e presidente della Provincia. Ed è proprio da Auronzo che sono cominciate le prime battaglie per istituire l’elisoccorso in montagna. «Quelli erano gli anni in cui papa Giovanni Paolo II veniva in vacanza a Lorenzago e il presidente della Repubblica Francesco Cossiga veniva ad Auronzo. E quindi c’era l’esigenza», ricorda Larese Filon, «che la sanità desse una risposta maggiore. E da qui Costola ha iniziato a mettere in piedi il Suem riuscendo ad ottenere anche il numero 118, cosa non da poco. Per questo credo che il Cadore e tutto il Bellunese abbiano un debito di riconoscenza molto grande verso di lui, perché ha messo a disposizione della comunità non solo le sue capacità professionali, ma anche la sua passione, che è quella di chi vive nei nostri paesi».

E così, malgrado le ostilità trovate lungo la strada, nel giugno 1988 il servizio di elisoccorso, secondo in Veneto e uno dei primi in Italia, viene inaugurato. Dopo aver ottenuto questo importante traguardo, però, le battaglie dell’ex primario non finiscono. Il suo obiettivo, infatti, è quello di ottenere l’autorizzazione al volo notturno. E tanto fa che alla fine la Regione Veneto gli dà l’ok, e nel 1998 parte la prima sperimentazione che dura qualche mese. Poi riprende, fino a concludersi definitivamente con l’esperienza autorizzata dal 30 giugno 2007.

Nel frattempo, Costola continua anche il suo impegno politico: diverse le sue candidature a sindaco a Pieve di Cadore e Lorenzago, poi nel 1999 con Forza Italia la sfida con Oscar De Bona per presiedere la Provincia. Dal centrodestra passa alla Margherita ed infine diventa assessore alla sanità, sociale e alla protezione civile sotto la giunta provinciale Reolon dal 2004 al 2009. Ed è in questo periodo che a segnare pesantemente la vita di Costola arriva la tragedia di Rio Gere dove, il 22 agosto 2009 perdono la vita gli angeli di Falco. Una ferita enorme per tutto il Bellunese ancora oggi non superata e che sconvolge l’ex primario del Suem. «Dopo una settimana dalla tragedia», ricorda Giovanni Cipolotti, l’attuale direttore del 118 secondo quanto aveva indicato il suo predecessore, «l’ho visto svuotato e mi ha confidato che gli era venuta voglia di andarsene in pensione. E così dopo aver ricevuto il premio San Martino nel novembre 2009, agli inizi del 2010 ha lasciato il suo incarico, e ora la sua scomparsa lascia un vuoto tra i medici, gli infermieri e i tecnici che lavorano alla centrale operativa del 118 oltre che nella provincia», conclude Cipolotti.

In pensione Costola si dedica al suo primo amore, la montagna: le gite, le sciate, poi i viaggi. Ma neanche due anni fa quella caduta inaspettata a casa: è il primo sintomo della ineluttabile malattia che lo ha colpito e che in poco tempo non gli ha lasciato scampo. «Quando l’ha scoperto», ricorda Reolon, «non si è lasciato andare, ma ha continuato a lottare come ha sempre fatto. Subito si è sottoposto a tutte le cure possibili, anche quelle sperimentali, ma senza successo». Sebbene in carrozzina, però, Costola l’anno scorso non è mancato all’assegnazione del Pelmo d’oro a Falcade «dove ha fatto un intervento di una forza formidabile», ricorda Reolon. Infine, qualche mese fa, il ricovero a Casa Tua 2, dove ieri poco dopo le 18 ha finito di lottare. Angelo Costola lascia i due figli Jacopo e Caterina. E, per il territorio, lascia in eredità l’importante servizio dell’elisoccorso, un’eredità che va preservata e difesa come lui ha sempre fatto.

Nei prossimi giorni, inoltre, sarà fissata anche la data in cui sarà celebrato il rito funebre. Probabilmente lunedì prossimo.

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