Morto Fiorello Canal pestato a sangue

L’impresario edile di 51 anni del Peron non ce l’ha fatta: è deceduto ieri nel reparto di rianimazione del San Martino dopo otto giorni di agonia
Intervento carabinieri a Peron di Sedico e conoscenti della vittima, Fiorello Canal.
Intervento carabinieri a Peron di Sedico e conoscenti della vittima, Fiorello Canal.

SEDICO. Non ha fatto in tempo a raccontare chi e come lo aveva ridotto in quel modo, in fin di vita: Fiorello Canal, 51 anni, l’imprenditore del Peron, è morto ieri all’ospedale San Martino di Belluno, probabilmente in seguito a un’emorragia cerebrale che ha chiuso la sua lenta agonia. E che non ha permesso agli inquirenti di farsi spiegare motivi e modalità di quella brutale aggressione subita. Era ormai più di una settimana che il 51enne lottava tra la vita e la morte nel reparto di rianimazione, vittima di una aggressione senza precedenti.

In rianimazione veniva tenuto in coma farmacologico: ieri mattina alle 9 la morte clinica, verso le 15/15.30 la fine del processo di osservazione che ha portato i medici a dichiararne la morte cerebrale.

Ora si indaga per omicidio preterintenzionale, questa l’ipotesi della procura formulata sul fascicolo dal Pm Antonio Bianco: i carabinieri di Feltre che stanno conducendo le indagini da martedì scorso, ieri hanno eseguito alcuni sequestri di immobili tra i quali la casa del Peron di Sedico teatro di quella misteriosa aggressione per la quale si stanno cercando gli eventuali responsabili.

Sequestro disposto dalla procura per «conservare» e preservare i luoghi nei quali si è consumato il violento episodio: benchè già all’indomani dell’immediatezza del fatto, gli stessi carabinieri del nucleo operativo della compagnia Feltrina avessero raccolto tutti gli elementi disponibili sia nella villetta di via Peron 76, sia sull’auto nella quale Canal avrebbe «resistito» in stato confusionale dopo l’aggressione, martedì mattina.

Si pensa a un pestaggio andato «oltre» e quindi finito «peggio», con la morte della vittima: i carabinieri di Feltre stanno scandagliando l’intera ultima parte di vita di Canal, già al centro di alcuni procedimenti penali e con qualche problema sul groppone. La vita privata e quella professionale passate al setaccio dagli inquirenti che stanno man mano tirando le fila del puzzle e presto potrebbero offrire una verità.

«Siamo vagliando la situazione personale e anche quella professionale» si limita a dire il capitano della Compagnia di Feltre, Antonio Cavalera, che non aggiunge altro per ovvi motivi di segretezza d’indagine «Abbiamo già sentito alcune persone, e ne verranno ascoltate altre: stiamo sondando aspetti differenti e cercando di capire certe dinamiche, riscontrando le varie dichiarazioni finora raccolte».

Tra queste quelle di chi abita intorno e che avrebbe riferito di aver sentito più voci quella mattina, oltre quella di Canal. Gli aggressori potevano essere due o tre e conoscevano il 51enne, perché lo avrebbero chiamato per nome e lo insultavano durante il pestaggio. Così ha raccontato qualche vicino, che si è svegliato sentendo le voci per strada.

Caduta fin dall’inizio, infatti, la ipotesi di una aggressione a scopo di rapina: all’imprenditore non mancava nulla e, dentro casa, non c’erano segnali che potessero far pensare all’azione di banditi in cerca di roba di valore. Nessun assalto in villa, quindi.

Canal era stato ritrovato la mattina del 20 marzo scorso in stato confusionale, tumefatto e sanguinante, nei pressi dell’abitazione del Peron: l’aggressione di Canal sarebbe avvenuta all’esterno della villetta che lui stesso ha costruito in zona (insieme a quelle del quartiere) ma in pochi alle 5.30 del mattino, le 6, l’avrebbero sentito urlare o lamentarsi. Qualcuno ha riferito agli inquirenti di averlo sentito parlare: ma non si conosce il tenore di questi dialoghi.

Dalle prime ricostruzioni, il 51enne la sera prima sarebbe stato a cena con delle persone, degli amici e qualcuno ha riferito di averlo visto bere molto: per questo a quanto pare gli inquirenti non escludono neanche una pista più semplice, benchè altrettanto più improbabile di quella violenta.

Subita l’aggressione, martedì scorso, Canal si sarebbe rifugiato in auto e lì, gravemente ferito, sarebbe rimasto almeno sei ore, in stato di incoscienza o semi-svenuto, fino a quando l’hanno visto in quello stato e sono stati chiamati i soccorsi. Sarebbero stati i vigili urbani di Sedico a trovarlo verso mezzogiorno, vigili che si sono recati nella via per verificare alcune residenze nella zona. Alcuni vicini di casa, quelli che lo vedevano partire alla mattina presto per andare al lavoro, lo avevano pur notato nell’auto ma non si sono resi conto delle condizioni in cui era: sembrava dormisse.

Ieri, davanti alla villetta di Peron, anche i familiari di Canal, il figlio e la compagna, addolorati per la perdita della persona cara. Familiari che avrebbero dato la disponibilità alla donazione degli organi ma sul corpo dell’uomo dovrà essere effettuata l’autopsia per esigenze di indagine. Canal poteva donare reni e forse fegato, non il cuore: la situazione è stata in stand by fino a sera ma sarebbe stato molto difficile procedere.

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