Morto uno degli ultimi partigiani

Giulio Boldo “Tom” dal 1943 al 1945 era riuscito a sfuggire a 42 rastrellamenti

LAMON. Si sono svolti sabato i funerali di Ulderico Giulio Boldo, 91 anni, uno degli ultimi partigiani lamonesi. Schivo e riservato, un anno fa aveva accettato di parlare ai ragazzi della scuola elementare di Lamon, condividendo con loro la sua esperienza mentre stavano preparando una recita sulla Resistenza. E di esperienza, lui ne aveva davvero tanta. A soli vent’anni si è trovato a fare la sua scelta, dopo l’8 settembre. E la scelta è stata chiara, vissuta sulla propria pelle per due anni: la lotta partigiana agli invasori tedeschi e al fascismo.

Sulla pagina facebook del comune di Lamon, l’amministrazione ricorda questo impegno: «A Ulrico Giulio Boldo, conosciuto con il nome di battaglia di “Tom”, va il sentito omaggio per quanto ha dato negli anni della sua gioventù assieme a tanti altri coetanei nella difesa dei valori e degli ideali che sono stati propri della lotta partigiana e che hanno contribuito in modo determinante a scrivere la nostra Carta Costituzionale».

Giulio Boldo stava frequentando l’Istituto radiotecnico di Milano allo scoppio della guerra: aveva dovuto interrompere gli studi e fare il soldato. L’8 settembre era a Roma, riuscì a trovare degli abiti civili e a raggiungere Padova. Alla stazione venne avvertito dei rastrellamenti tedeschi, si riparò sotto i sedili, riuscì a ripartire per Feltre grazie al berretto che gli prestò un ferroviere. Cominciò così la sua vita clandestina, prima nel distaccamento Mameli, poi nella compagnia Gherlenda che operava tra il Tesino, Valsugana e Lamon. Il racconto delle sue imprese occupa molte pagine del libro «Uomini e fatti del Gherlenda. La Resistenza nella Valsugana orientale e nel Bellunese», di Giuseppe Sittoni.

Nella primavera del 1944 insieme ai lamonesi Bruno Mastel, Marco Sommariva, Piero Poletti e Luigi Faoro, organizzò e portò termine il sabotaggio della centrale elettrica di Moline che riforniva Porto Marghera, nonostante fosse sorvegliatissima. In seguito salvò la stessa centrale quando i tedeschi tentarono di farla saltare prima di andarsene: lui riuscì a disinnescare le trenta grosse mine piazzate nella centrale. Nei due anni della guerra partigiana “Tom” è riuscito a sfuggire a 42 rastrellamenti nazisti tra Cansiglio e zona del Tesino - Lamon. Molte le imprese portate a termine, i compagni che ha visto morire, o catturare e fucilare, donne comprese. Tenne sempre caro un binocolo che gli aveva regalato Mario Pasi, «Montagna», medico bolognese, partigiano, fucilato al Bosco delle Castagne sopra Belluno.

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