Multato dall’autovelox di Marisiga porta il caso fino alla corte di Cassazione

I legali di un bellunese contestano la classificazione della strada, definita extraurbana secondaria: mancano le banchine



L’autovelox più contestato della provincia finisce in Cassazione. È legittimo o meno il suo posizionamento, sul rettilineo fra i magazzini comunali di Marisiga e l’incrocio che porta a Giamosa? Secondo i legali del bellunese che è stato multato all’inizio del 2017 no. I giudici della suprema Corte sono stati chiamati in causa dall’avvocato Elisabetta Frate, che ha presentato ricorso contro la decisione del Tribunale di Belluno, che il 22 novembre ha confermato quella del Giudice di pace in merito alla multa presa da un suo cliente.

Nei primi due gradi di giudizio ha vinto il Comune, difeso dall’avvocato civico Paolo Vignola, ma in Appello sono state compensate le spese, dando atto che la questione è complessa e non univoca. Elemento, questo, che ha indotto il legale dell’automobilista bellunese a portare il caso a Roma.

Il ricorso verte sulla classificazione giuridica della strada. L’autovelox è stato installato su un tratto definito “strada extraurbana secondaria”. È in funzione da quasi quattro anni. Per posizionarlo è stata necessaria un’autorizzazione del Prefetto, perché l’apparecchio all’interno del box può essere attivato da remoto. L’autorizzazione c’è, è datata 2014.

Ma la statale 50, nel tratto compreso fra i magazzini comunali e l’incrocio che porta a Giamosa, può essere classificata “strada extraurbana secondaria”? Secondo Elisabetta Frate e l’avvocato Vanessa De Francesch, che ha collaborato nella stesura del ricorso, no, perché mancano le banchine, previste dalla legge.

A Marisiga la strada confina da un lato con un prato, dall’altro c’è una staccionata che divide la carreggiata dalla pista ciclopedonale. Un decreto ministeriale del 2001 precisa perfino le misure che devono avere le banchine, ma solo in riferimento alle strade di prossima costruzione. Per quelle esistenti c’è un vuoto normativo, al quale si sono agganciati i legali per scrivere il ricorso.

Quel che esiste a Marisiga non si può definire banchina, secondo gli avvocati, dunque la strada dov’è posizionato l’autovelox non può essere considerata extraurbana secondaria e, in ultima analisi, non si può utilizzare un autovelox fisso per controllare la velocità degli automobilisti. I controlli si possono fare, ma con presenza delle forze dell’ordine che contestino immediatamente la violazione.

Si attende, dunque, la pronuncia della Cassazione su questa vicenda. La multa risale al febbraio del 2017. L’automobilista viaggiava a poco più di 70 km orari, che sono diventati 65 con lo scarto di tolleranza strumentale. La multa non era elevata, ma l’automobilista l’ha contestata. L’ultima parola la metterà la Corte di Cassazione. —



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