Multe per le targhe estere, «il Governo ci ha tradito»

La rabbia dei trecento che hanno partecipato all’incontro in Val di Zoldo: «Reclusi in casa nostra, denunceremo lo Stato»

VAL DI ZOLDO

«Denuncerò il Governo per sequestro di persona», grida una signora dal fondo della sala. Applausi. «Con il Decreto sicurezza il Governo ci ha tradito», hanno protestato altri. In 300 hanno affollato la sala Rizzardini a Fusine per l’incontro sulle targhe straniere delle auto dei gelatieri. Un appuntamento convocato da Camillo de Pellegrin, il sindaco, che vive giornate di tensione per le proteste che si moltiplicano. Non racconta in pubblico, il sindaco, le minacce che ha ricevuto: per non enfatizzare. Ammette, invece, che gli sono state recapitate anche affettuose attestazioni di stima. Ma è vero: c’è chi gli ha scritto che gliela vuol far pagare. Come fosse lui il responsabile di quel Decreto Sicurezza che consente multe da 700 euro e il sequestro dell’auto, se porta la targa tedesca.

Il 4 viene pubblicato il Decreto, la settimana dopo – siamo in questo mese di dicembre – rientrano in Italia i primi gelatieri. Ed ecco le sanzioni e il fermo dell’auto. «Colpa" dei Carabinieri», come taluno azzarda? Assolutamente no. Responsabilità della Prefettura, che non chiarisce la vicenda con una circolare? Neppure. Tutto dipende dal Ministero degli Interni che ha voluto quel Decreto. «Il quale, si badi», puntualizza il sindaco, «è legittimo nella normativa, risponde a esigenze sacrosante di sicurezza, ma non approfondisce le deroghe». Come, appunto, i gelatieri nel caso del Veneto; chi abita nelle zone di confine, ad esempio in Valtellina o in Alto Adige; chi risiede in Romagna e ha la targa di San Marino.

Da metà dicembre i gelatieri si sentono “prigionieri in casa” e non possono muoversi se non facendosi prestare o affittando un’auto. La loro non la possono usare. Cambiare targa? «A che pro, se a metà febbraio debbono rientrare in Germania e qui esigono l’immatricolazione tedesca», ricorda Dario Olivier, presidente Uniteis, «se si fermano più di sei mesi».

Salito da Roma, Roger De Menech (Pd) è arrivato a Fusine per annunciare una propria interrogazione e proporre l’emanazione di una norma da parte del Ministero dell’Interno che permetta una deroga in casi specifici, come quello dei gelatieri, nell’atteso di una modifica della legge stessa. Senza questa circolare esplicativa, infatti, la Prefettura e le Forze dell’Ordine non possono “chiudere un occhio”, come è stato loro chiesto. Le pattuglie finirebbero nei guai.

Federico D’Incà (M5S) ha già incontrato una delegazione Uniteis e ha assicurato il proprio intervento. L’on. Luca De Carlo (Fratelli d’Italia) ha scritto al ministero dell’Interno. Il senatore Paolo Saviane della Lega ha telefonato a De Pellegrin per assicurargli che interverrà sul ministro Salvini. Dario Bond (Fi) si è mobilitato pure lui.

«Mi auguro che nei prossimi giorni si risolva per il meglio questo problema, altrimenti», si limita a dire il sindaco di Val di Zoldo, «qui sarà dura». In effetti è proprio così, ammette Roberto Padrin, sindaco di Longarone e presidente della Provincia. «Da molto tempo non assistevo a un incontro così vivace. La vicenda è molto sentita e sta assumendo, comprensibilmente, la dimensione della drammaticità. Non c’è altro tempo da aspettare. La vicinanza morale non basta più. Tutti insieme, a ogni livello istituzionale e non solo in provincia, dobbiamo attivarci per liberare queste persone dagli “arresti domiciliari”. La norma va cambiata; questo dev’essere fuori discussione». —


 

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