Munaro: «Con una mostra spiegherò questa vicenda»
BELLUNO. La notizia un po’ l’ha colto di sorpresa un po’ no. In fondo da 20 anni, da quando cioè la vicenda si è aperta, si continua a parlare del San Martino, l’opera appesa al palazzo Ina di piazza dei Martiri. Ma se all’inizio dice di lasciar perdere, dall’altro ha già in serbo una piccola “vendetta”. Che sarà servita, guarda caso, proprio in occasione delle festività del patrono della città.
Brutto rientro a Belluno ieri mattina per l’artista Vincenzo Munaro, che ha scoperto che il Consiglio di Stato ha deciso che la sua opera deve essere rimossa, confermando così la sentenza di quattro anni fa del Tar del Veneto.
Come commenta questa notizia?
«Per me non cambia niente, visto che ho solo eseguito un incarico che mi è stato dato. Da quanto mi risulta però l’opera non può essere distrutta. Sono vent’anni che si parla di questa vicenda, però non è detto che tutto finisca qua».
Ma perché ce l’hanno con lei e la sua opera?
«Sono stato perfino accusato di non aver usato colori tenui, ma più tenue di così... Io comunque non posso fare nulla. Dovrà decidere il Comune di Belluno su questa vicenda, anche se credo che questo sia l’ultimo dei loro problemi. Io per 40 anni ho contribuito con le mie opere a diffondere la cultura bellunese in Europa. Tutta questa vicenda è nata perché l’Ina aveva investito tanti soldi, ma qualcuno si è fatto anche la campagna elettorale su questa vicenda, osteggiando la mia opera, ma poi ha perso. Qualche critico dell’arte l’ha persino trattata come “un vaso di volgare ceramica”. Ma stiano pure tranquilli questi amici, che presto ne vedranno delle belle».
Cosa intende dire?
«Sto lavorando a 14 quadretti, alcuni grandi (70x80 centimetri) altri piccoli (40x40) su questa storia. Una sorta di stazioni della via Crucis su quest’opera. Sono degli acrilici che intendo esporre proprio in occasione della festa di San Martino. La mostra si intitolerà “Fatti e misfatti: 20 anni dopo San Martino”. In questi bozzetti saranno rappresentati in chiave ironica i commenti negativi sull’opera che si sono succeduti negli anni».
Come sarà quindi la mostra?
«Riprodurrò il soggetto che campeggia oggi sul palazzo, poi di cornice metterò questi bozzetti e poi concluderò con un quadro grandissimo il cui tema però non voglio svelare. La mostra me la farò da solo, perché non ho bisogno di sponsor».
Ci può dire i temi di qualche bozzetto?
«Posso svelare tre titoli: uno si chiama “Lo storico ombra”, l’altro “Le tre Grazie” e l’altro ancora “Spostiamo la piazza”. Sono tutte dichiarazioni in cui si riconoscerà chi le ha proferite. Sono 14 flash per capire come quest’opera è stata attaccata tremendamente».
E dopo la mostra cosa ne farà di questi bozzetti?
«Li metterò all’asta».
Al Comune resta la possibilità di avanzare la richiesta di risarcimento per la lungaggine della querelle. E a lei cosa resta?
«Anch’io potrò chiedere i danni. Lo ho già fatto dopo la sentenza del Tar nel 2003, potrei farlo anche in questo caso».
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