Muore per una diagnosi tardiva: l’Usl risarcirà la famiglia
FELTRE
Diagnosi tardiva: l’Usl condannata a un risarcimento danni. La famiglia di Elio Faoro ha vinto la causa civile promossa davanti al giudice Chiara Sandini e preferisce non specificare l’importo. Peraltro, almeno per il momento, non lo precisa nemmeno la direzione generale, con il direttore Adriano Rasi Caldogno. La sentenza è molto recente e può darsi che sia soltanto una questione di tempi.
Faoro aveva 71 anni e viveva da sempre ad Arsiè. Era molto conosciuto nel suo paese, soprattutto per la sua attività professionale: per oltre 40 anni aveva gestito il panificio di via Crociera. Vendeva in negozio e consegnava pane a domicilio. Ma era anche molto impegnato del mondo del sociale. Per dirne due, faceva parte del gruppo alpini e di quello della protezione civile.
Nel 2012 l’uomo deve sottoporsi a un’operazione al cuore: la sostituzione valvolare con protesi meccanica. Un intervento che diventa necessario quando una valvola non controlla più il passaggio del sangue, e compromette il corretto svolgimento del ciclo cardiaco. Il decorso post-operatorio sembra procedere nella maniera migliore fino a quando, nel gennaio dell’anno dopo, c’è un improvviso peggioramento delle condizioni del paziente, che si manifesta con tosse forte, febbre alta e difficoltà respiratorie.
Faoro viene portato al Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria del Prato di Feltre, dove viene sottoposto a emocoltura, la coltura di un campione di sangue ottenuto in condizioni di sterilità. L’esame evidenzia la presenza di setticemia da stafilococco e polmonite. I medici lo sottopongono a una terapia antibiotica, ma dopo un iniziale miglioramento la situazione precipita di nuovo e, nel giro di meno di un mese, Faoro è costretto a tornare in Pronto soccorso. Il primo marzo i medici feltrini gli fanno un ecocardiogramma, dal quale emerge un’altra diagnosi: endocardite acuta e subacuta. Nel frattempo l’infiammazione aveva coinvolto il cuore e i sanitari tentano sostituzione della valvola aortica, provvedendo a un nuovo intervento chirurgico.
Insorgono gravi complicanze post operatorie, che in meno di due giorni portano al decesso del paziente. La famiglia si rivolge a Giesse Risarcimento danni di Belluno e promuove la causa civile, che si è conclusa con il risarcimento: «Come riporta la sentenza, è risaputo che i portatori di valvole cardiache artificiali sono esposti a un elevato rischio d’infezione, soprattutto entro il primo anno dall’esecuzione dell’impianto», spiega Claudio Dal Borgo, responsabile della Giesse, «se i medici, in occasione del primo ricovero, avessero sottoposto subito il nostro assistito a una semplice ecografia cardiaca - assolutamente richiesta dopo questo tipo di operazione, in presenza dei sintomi lamentati - secondo i nostri consulenti e quelli del tribunale, una corretta terapia avrebbe permesso di avere più probabilità di salvarsi». —
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