Museo di Castellavazzo la gestione va agli scalpellini

LONGARONE. Concluso l’iter burocratico per la gestione del nuovo museo degli scalpellini di Castellavazzo.
In consiglio comunale è stata infatti ratificata una convenzione con l’associazione Pietra e scalpellini che dall’anno scorso ha rilanciato con successo la struttura.
«Si conclude nel migliore dei modi un lungo percorso», spiega il vicesindaco Sonia Salvador, «iniziato nel 2010 con la creazione del primo museo nelle ex scuole medie del paese. Poi è stata scelta la prestigiosa collocazione dell’ex municipio, liberatosi dopo la fusione e già contenete anche l’expo archeologica con alcuni reperti rinvenuti in zona. Tutto questo è stato possibile grazie alle risorse del Comune che ha effettuato i lavori necessari ma soprattutto grazie al volontariato e agli scalpellini che hanno saputo coinvolgere tutta la comunità».
La convenzione durerà cinque anni e riguarda tutta la struttura e il magazzino al piano sotto la strada. Gli scalpellini avranno la proprietà di quasi tutti i reperti e oggetti esposti e dovranno occuparsi delle pulizie e manutenzione ordinaria e della gestione e custodia dell’expo archeologica.
Il sodalizio potrà poi avere degli introiti dal biglietto di ingresso (con un prezzo concordato con il Comune) e dovrà fare un periodico rendiconto del numero di visitatori. Il Comune invece si occuperà delle spese di luce e riscaldamento, nonché della manutenzione straordinaria e si riserva l’utilizzo dell’ex sala del consiglio al primo piano come spazio di riunioni pubbliche.
«Questo è un ottimo risultato», ha commentato il capogruppo di minoranza de “Il Quadrifoglio” Francesco Croce, «ora sarebbe bello estendere questo tipo di convenzione anche agli altri musei del nostro territorio per mettere in rete tutte le realtà simili, come i musei del Vajont a Longarone e degli zattieri a Codissago, nell’auspicio della futura realizzazione dei musei dell’emigrante e del gelato. Questo per creare una promozione territoriale univoca, magari con un biglietto unico e con un pacchetto turistico che possa intercettare parte dei numerosi visitatori sui luoghi del Vajont. Questo permetterebbe anche di avere più possibilità di intercettare i finanziamenti sui bandi regionali ed europei».
Salvador ha ricordato l’esistenza della mini rete dei musei delle zone di Piave e Maè, progetto però congelato da anni per mancanza di fondi. —
Enrico De Col
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