Museo Diocesano di Feltre: venticinque sale per stupire il visitatore
FELTRE. Pittura, scultura, oreficeria, tessitura: un concentrato dell’arte sacra più bella e significativa di tutta la provincia che ha trovato casa al Museo Diocesano che venerdì 11 maggio riaprirà al pubblico restaurato nella sua interezza. Un lavoro lungo circa vent’anni che nel 2007 aveva permesso di aprire al pubblico le prime nove sale. Ora le sale saranno 25, a completamento di un percorso che ha comportato una spesa complessiva di sette milioni di euro. L’antico vescovado si mostrerà al pubblico come contenitore d’eccezione per 250 opera altrettanto d’eccezione. In attesa dell’inaugurazione ufficiale, ieri mattina la Curia di Belluno ha ospitato un’anteprima nella quale il vescovo Renato Marangoni, il direttore monsignor Giacomo Mazzorana e la conservatrice Tiziana Conte hanno esposto le tante novità che il Museo offrirà ai visitatori. Il lavoro di recupero dell’edificio è stato invece seguito passo passo dall’architetto Gloria Manera. Un edificio complicato, che nei secoli ne ha viste e subite di tutti i colori ed è stato adibito a diverse funzioni. Sotto gli intonaci sono stati recuperati affreschi e decorazioni che da soli valgono la visita.
Ne è uscito un percorso tematico che grazie alle 25 sale ha creato un allestimento suggestivo con una simbiosi tra le antiche pietre, i preziosi affreschi murali sopravvissute alle ingiurie dei secoli e degli uomini, e i tesori che qui sono stati concentrati, provenienti dai moltissimi conventi, monasteri, certose e chiese delle vallate feltrine e bellunesi. Il periodo storico va dall’Alto Medioevo all’arte contemporanea. «Ci sono capolavori di epoche diverse», ha spiegato la curatrice Tiziana Conte, «penso al calice del diacono Orso che risale al VI secolo ed è il più antico della cristianità occidentale oppure la croce bizantina del duomo di Feltre. E poi, tra gli artisti, Sebastiano Ricci (presente con un gruppo di dipinti a tema sacro), Tintoretto (c’è una sua opera firmata), Luca Giordano, Andrea Brustolon, ribattezzato il “Michelangelo del legno” come ebbe a definirlo Honorè de Balzac, e Francesco Terilli solo per citarne alcuni. La sezione delle sculture lignee regala grandi sorprese con la presenza dell’emozionante “parata” dei 12 apostoli o un fanciullesco San Giorgio e il drago. Determinante la collaborazione con le parrocchie e la generosità di numerosi privati che hanno affidato le loro opere al nostro museo».
Il percorso conduce sino all’area contemporanea, con un giusto omaggio ai grani maestri del territorio feltrino e bellunese e con l’accoglienza di due opere di Mimmo Paladino e Arnaldo Pomodoro create proprio per il Museo Diocesano.
«I contributi e le donazioni», ha spiegato il direttore don Giacomo Mazzorana, «hanno permesso di eseguire i lavori e restaurare numerose opere. La Fondazione Cariverona ci è stata particolarmente vicina assegnandoci in varie fasi quasi tre milioni di euro, grazie all’Unione montana feltrina abbiamo potuto attingere a 1,9 milioni di fondi provenienti dall’Unione europea, mentre la Regione Veneto ha contribuito per circa un milione. Il resto proviene da fondi della Cei e da tante donazioni di privati, che hanno contribuito anche con opere d’arte che vanno ad arricchire la collezione».
Venerdì 11 maggio alle 16,30 ci sarà l’inaugurazione riservata alle autorità, dalle 18 alle 21 il Museo aprirà a tutti i cittadini che vorranno condividere questo momento speciale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi