Musulmani, sindaci e alpini in processione

Tutti hanno portato la statua della Madonna dell’Inutile da Facen di Pedavena e Feltre

FELTRE. Otto profughi musulmani che portano la Madonna a spalla. E che si alternano con i sindaci - Paolo Perenzin di Feltre, Maria Teresa De Bortoli di Pedavena, la senatrice Raffaela Bellot -, con gli alpini, con altri volontari. Davanti a loro, il vescovo emerito mons. Giuseppe Andrich, con la stola di papa Giovanni XXIII, mons. Ivano Brambilla, arciprete di Pedavena, con la stola di Papa Francesco. E dietro a loro, un'asina, quella di Mario Slongo, che nella bisaccia raccoglie i rifiuti. Così per lunghi 11 chilometri, a piedi, da Facen di Pedavena a località Casonetto.

Uno spettacolo straordinario di fede, pardon, di fedi. E di simboli. La processione della Madonna dell'inutile, uno dei momenti forti della Comunità per minori di Villa San Francesco, si celebra ogni 5 anni ma è sempre un evento.

In 500 le presenze che si sono alternate lungo il percorso. E loro, i ragazzi seguaci dell'Islam, magari con le cuffie al collo (non all'orecchio), che dovevano compiere solo il primo tratto, di un chilometro, lungo la discesa di Facen - mentre le campane suonavano a festa, come fosse Pasqua -, anziché andarsene hanno percorso tutto il tragitto.

Appunto alternandosi. E chiedendo, nei momenti di pausa, che cosa rappresentava puntualmente quella statua che portavano. Materne, nei loro confronti, le donne della politica e della istituzione.

Lontanissima, anzi del tutto inesistente la preoccupazione di sporcarsi le mani stringendo quelle di questi "neri".

Ad accogliere i pellegrini, a Facen, i ragazzi della comunità e in particolare i due minori che alla batteria e alla chitarra hanno suonato musiche rock in onore di quella Vergine che rappresenta gli scarti del mondo; è stata infatti confezionata con rottami di ferro.

«Libera il cuore degli uomini dalla schiavitù dell'egoismo e della violenza - ha pregato mons. Andrich, inginocchiato davanti alla statua -, fa’ sentire coloro che vivono nella prigione, uomini fra gli uomini. Fa’ che ci sentiamo riattesi dalla società e che essa sia pronta a riaccoglierli».

Commozione, fino alle lacrime, tra i presenti. «Accoglienza è il contrario di satana - ha acclamato don Brambilla -, spirito della negazione».

Undici le tappe dell'itinerario mariano, iniziato alle 15, concluso alle 19.30 con la supplica alla Madonna da parte di mons. Andrich.

Lungo il percorso, davanti a tante case sono ricomparsi gli addobbi mariani, fiori di carta e lunghe collane bianche o azzurre.

La più accarezzata è stata la mula Franca. In testa il crocifisso, portato da un ragazzo della comunità. Una croce in legno che è stata donata a San Giovanni Paolo II da un artista boliviano, durante la visita del papa nel lontano paese. E che il papa ha girato alla Comunità.

I sacerdoti che si sono alternati nella preghiera - con i canti diretti da Agostino Coppe, l'ex sindaco di Segusino - hanno indossato le sole di don Diana, ucciso dalla mafia, del vescovo Tonino Bello, prematuramente scomparso, del cardinale Loris Capovilla, che è stato ripetutamente ricordato perché, tra l'altro, proprio lui ha voluto quell'artistica Madonna.

Tra i simboli portati dai ragazzi di Aldo Bertelle, anche una lanterna donata dal vescovo emerito di Belluno Feltre, mons. Pietro Brollo, con una candela accesa sulla tomba del vescovo Vincenzo Savio, che era un altro amico della comunità. La processione ha attraversato anche Boscariz, considerato il quartiere degli 'ultimi'.

Ed è proprio in questo tratto che i musulmani hanno voluto offrire per l'ennesima volta le loro spalle: per condividere, come hanno spiegato, la condizione degli ultimi. E proprio nella supplica conclusiva alla Madonna, mons. Andrich è ritornato su questo tema, ricordando tutti i drammi degli ultimi. Con la processione si è conclusa anche l'annuale festa del volontariato.

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