Mutui e prestiti: più di 2 mila bellunesi fanno fatica a pagare
BELLUNO. Il bellunese, rispetto al resto del Veneto, resta di gran lunga il debitore più virtuoso, ma alla voce “sofferenze” anche in provincia l’allarme è già scattato. Da più di quattro anni, per essere precisi. Stando ai dati forniti dalla Camera di Commercio di Belluno (sulla base del report fornito da Banca d’Italia e aggiornato al 30 giugno 2013), infatti, i soggetti debitori (persone fisiche, persone giuridiche e cointestazioni) in stato d’insolvenza o in situazioni equiparabili, ovvero che non pagano o faticano a rispettare le scadenze, ad esempio di mutui e prestiti, sono saliti a 2.233. Per un “utilizzato netto”, cioè l’ammontare del credito effettivamente erogato al cliente (dalle banche), di 262 milioni di euro.
Un’impennata costante, con un indice di crescita certificato consecutivamente negli ultimi 18 rilevamenti della Banca d’Italia. A Belluno, più precisamente, gli “affidati” (i soggetti a nome dei quali sono pervenute una o più segnalazioni alla Centrale dei Rischi di Bankitalia a fronte della concessione di crediti per cassa o di firma) erano 1.648 al 31 dicembre 2009, per un importo di 136 milioni. Un anno dopo (31 dicembre 2010) i soggetti in sofferenza erano saliti a 1.854 (195 milioni di euro), a fine 2011 gli affidati erano 2.162 (238 milioni di euro), al 31 dicembre 2012 già 2.208, per un credito “in sofferenza” di 257 milioni.
Un dato che rappresenta l’ennesimo certificato di crisi, come ammette il presidente della Camera di Commercio di Belluno, Luigi Curto: «Una crescita costante, sia per numero di soggetti che di importi e questo, purtroppo, non è solo una conseguenza, ma anche un termometro attendibile di una situazione economica critica. Nonostante siano, invece, rimasti grosso modo invariati i protesti sui titoli di credito (assegni e cambiali, ndr)».
E tra le cause della crescita di soggetti in “sofferenza”, secondo Curto, c’è «la committenza privata. Nel momento in cui chi offre una merce o un servizio deve andare a riscuotere la fattura per la prestazione prestata, anche il privato non ha più le risorse economiche sufficienti e rinvia il pagamento. Significa che tra i “cattivi pagatori” la pubblica amministrazione non è più sola, ora c’è anche il privato a farle compagnia. Già c’è un grave problema di un invenduto notevole, nel senso che si fatica tremendamente a vendere un bene o una prestazione, se poi quando riescono a entrare in un circuito di consumo non vengono pagate, ecco uno dei perchè crescono le sofferenze bancarie».
Un quadro allarmante quello dipinto dal report di Banca d’Italia, anche se la provincia di Belluno continua a meritarsi il titolo di territorio virtuoso nel contesto veneto. Ai piedi delle Dolomiti, infatti, è nettamente inferiore sia il numero dei soggetti in sofferenza (a Rovigo, penultima, si superano i 4 mila, mentre la capolista Verona ne conta più di 16 mila), sia per importo: a Belluno l’utilizzato netto è meno della metà di quello evidenziato a Rovigo (556 milioni di euro), addirittura un decimo di quello dei padovani (oltre due miliardi e mezzo). «Non è un dato marginale», conclude Curto, «perchè questa voglia di onorare il debito dei bellunesi contribuisce a contenere le criticità».
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