Nasce il Bio-distretto l’appello alle aziende dell’Istituto agrario

Progetto approvato e finanziato nel Piano di sviluppo rurale Tra i partner ci sono: Comune, Parco e università di Padova

FELTRE. Il biologico come opportunità di sviluppo grazie al valore aggiunto del riconoscimento del prodotto e non un vincolo su chi sta facendo agricoltura sul territorio. A lanciare la sfida ai produttori per la conversione bio con l'obiettivo di intraprendere il processo per la nascita di un bio-distretto sono l'istituto Agrario, il Comune, il Parco delle Dolomiti, l'università di Padova, la società agricola Bioalpi di Cesiomaggiore e l'Associazione veneta dei produttori biologici e biodinamici. Sono i partner che si mobilitano per approfondire la fattibilità dal punto di vista tecnico e socio-economico di un processo di conversione per la gestione integrata e sostenibile del territorio.

Punto di partenza è l'approvazione all'interno del Piano sviluppo rurale del progetto di cooperazione “Sistemi innovativi di trasferimento dell'innovazione per l'agricoltura biologica bellunese”, finanziato con 46 mila euro. Prenderà il via “focus group” per capire quali imprese agricole hanno intenzione di evolversi in questa direzione e si pensa all'apertura di uno sportello tecnico che possa accompagnare le aziende interessate a convertisti al biologico. Si vuole sondare anche la fattibilità di una certificazione collettiva per ridurre i costi. Verrà organizzato un convegno e il progetto prevede inoltre un aggancio internazionale sull'agricoltura biologica in India. Nell'arco di un anno si valuterà la risposta degli operatori del settore.

Capofila nella scelta di promuovere l'agricoltura bio è la scuola Agraria, che da parte sua una decina di giorni fa ha inviato la notifica di conversione della sua azienda verso il biologico, dando così l'esempio. «Il territorio ha una naturale predisposizione al biologico», evidenzia il preside Ezio Busetto. «Una delle possibili prospettive è quella di creare nell’istituto un punto di riferimento per la formazione, la ricerca e la sperimentazione».

Sulla biodiversità coltivata e la valorizzazione dei prodotti tipici locali, il Parco delle Dolomiti c'è: «Sono alcuni anni che stiamo discutendo di queste cose», dice il direttore dell'ente Antonio Andrich. «Finalmente si costituisce un gruppo istituzionale insieme alla parte privata che metterà in piedi un percorso di lavoro».

L'assessore feltrino all'agricoltura e all'ambiente Valter Bonan parla di qualificazione delle produzioni in un territorio ad elevata biodiversità, di tutela della sicurezza dei consumatori in termini di qualità agroalimentare e di salvaguardia dell'ambiente: «Con queste valenze, è importante e strategico verificare la fattibilità della definizione di un distretto vocato al biologico, tenendo conto anche delle caratteristiche di aziende che spesso operano in modo affine al biologico, ma che per tutta una serie di motivi non sono certificate», commenta. Inoltre, «la definizione del biodistretto è l'unico strumento di pianificazione che può in qualche modo inibire modelli non coerenti con questo (cioè le coltivazioni intensive), perché puoi rivendicare che quel tipo di approccio è quello che si è dato il territorio come elemento strategico».

Raffaele Scottini

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