Nasce il Comitato a difesa della Costituzione
BELLUNO. La riforma costituzionale: un’operazione pericolosa per la democrazia del paese.
È partendo da questa convinzione che anche a Belluno si formerà un Comitato per la difesa della Costituzione. O meglio, il Comitato già esiste, ma verrà costituito ufficialmente, e presentato alla cittadinanza, domani sera in Sala Bianchi a Belluno, alle 20.30, nel corso di un evento pubblico che sarà aperto dalla relazione di Marco Giampieretti, costituzionalista dell’Università di Padova.
Sono già oltre una settantina i soggetti aderenti al Comitato, più alcune associazioni (Anpi, Fiom, federazione Belluno della Sel, Prc, Avop, Possibile, Associazione Mazziniana). «Auspichiamo ovviamente che ci siano altre adesioni, il Comitato è aperto a tutti», sottolinea uno dei suoi membri, Gino Sperandio.
«Il punto di partenza dell’iniziativa è il documento redatto da Libertà e Giustizia. E venerdì sera (domani, ndr) Giampieretti esporrà le criticità della riforma costituzionale. Sembra ci sia in atto un tentativo di far passare per “retrogradi” coloro che difendono la Costituzione. Dimostreremo alla cittadinanza, invece, che la modifica costituzionale, coniugata con quella della legge elettorale (l’Italicum), vanno a mettere a serio rischio la democrazia, con tutti i meccanismi di garanzia e tutela previsti dalla stessa Costituzione».
Manca ormai solo il voto della Camera ad aprile, fanno sapere dal Comitato, per l’approvazione di una revisione costituzionale che riduce il Senato a un’assemblea non eletta dai cittadini e sottrae potere alle Regioni per consegnarli al Governo. E la riforma, a ottobre, sarà oggetto di un referendum popolare.
«Il fatto è che l’informazione è scarsissima. E, di conseguenza, la conoscenza da parte dei cittadini», aggiunge Sperandio con Francesco Rasera Berna, presidente del consiglio comunale di Belluno, che ha aderito al Comitato come altri consiglieri - Simonetta Buttignon, Emiliano Casagrande, Ermano De Col, Pierenrico Lecis - e gli assessori Biagio Giannone, Albano Reolon e il vice sindaco Lucia Olivotto. Nel comitato anche i consiglieri provinciali Fabio Bristot ed Ezio Lise.
«Da qui all’autunno, quindi, è necessario portare avanti un’operazione di informazione. La riforma rischia infatti di essere percepita soltanto come l’eliminazione del Senato. Ma non è così: si tratta di una “de-forma” costituzionale che non porterà risparmi e sposterà l’asse della democrazia sull’esecutivo anziché sul Parlamento, togliendo la rappresentanza e la possibilità del popolo di decidere».
Insomma, si tratta di un copione, già visto, della riforma che si tentò di portare avanti nel 2006.
«Il risultato sarebbe una democrazia autoritaria», ribadisce Rasera Berna.
«La classe politica al potere gioca sul malumore delle persone per tentare di far passare una modifica che mette in pericolo la rappresentanza», fa eco De Col, «e l’informazione portata avanti è “farlocca”».
«Si va indietro e non avanti», aggiunge Buttignon. «Non qualsiasi modifica deve essere accettata: noi siamo per il “fare”, certo, ma bene. Se passa questa revisione si scardineranno equilibrio tra poteri e organi di controllo oggi garantiti dalla Costituzione. La riforma, tra l’altro, esclude ad oggi le Regioni a statuto speciale. A questo panorama si aggiunge poi l’Italicum, risultato di forzature parlamentari e di voti di fiducia, di cui si abusa».
Intorno alla riforma, in sostanza, c’è un «silenzio pericoloso», come fa presente la Olivotto, «e certe modifiche vengono fatte passare come benefattrici, mentre in realtà sono dannose».
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