«Nasce una nuova opportunità»
BELLUNO. Sul fronte del Sì alla riforma costituzionale ci sono alcuni sindaci. Tra loro c’è anche Camillo De Pellegrin, laureato in giurisprudenza, sindaco della Val di Zoldo. De Pellegrin non considera le Province enti inutili, ma ha una visione pragmatica: «La Provincia dei miei sogni», spiega, «è un ente di primo grado, cioè eletto direttamente dai cittadini come avveniva fino alla riforma Delrio. Gli enti di primo grado dovrebbero essere gli unici a gestire rapporti diretti con i cittadini, perché c’è un legame strettissimo tra azione amministrativa e responsabilità, legame che sfugge in un ente di secondo grado. Detto questo le Province sono condannate e non da oggi».
In effetti il processo di smantellamento delle Province è iniziato ormai da anni, ma perché rassegnarsi?
«Attualmente non esiste nessun partito politico che abbia nei suoi programmi la volontà di conservare le Province. La direzione è presa ormai da anni e attaccarsi a una prospettiva impossibile non ha senso». Senso che invece la riforma potrebbe offrire: «La nuova Costituzione prevede e crea le basi per un ruolo differente dei territori montani che confinano con l’estero, rispetto agli altri. La combinazione tra riforma Delrio e riforma costituzionale crea una posizione di oggettivo vantaggio di aree come la montagna bellunese, rispetto alle altre aree vaste».
Cioè le prospettive future portano a un miglioramento?
«Si elimina la Provincia, ma si crea una posizione di novità per la nostra realtà. Chiaramente il futuro di questa area dipenderà da come la sapranno interpretare la Regione e lo Stato, mettendo in pratica i bisogni della montagna».
De Pellegrin, lei difende anche la scelta di creare un Senato formato da consiglieri regionali.
«Sicuramente i lavori della Regione non si bloccheranno se sette consiglieri dovranno andare a Roma ogni tanto. Ne restano altri 43, perché ricordiamolo, il Veneto ha ridotto i propri consiglieri da 60 a 50 e, francamente, nessuno se n’è accorto. Inoltre la loro presenza a Roma sarà importante, perché permetterà alla Regione di essere a diretto contatto con i colleghi delle altre Regioni, lì dove si prendono le decisioni strategiche. Infine, i consiglieri regionali, oggi, sono gli unici che possiamo eleggere scrivendo il loro nome e cognome sulla scheda, cosa che già non accade con i senatori che vengono scelti dal partito. Sono meno convinto, invece, del ruolo dei sindaci in Senato, perché le funzioni sono molto diverse». In definitiva per De Pellegrin: «Al netto delle difficoltà che si possono riscontrare nella riforma, siamo di fronte a un passo avanti importante e necessario per diventare un Paese più forte, più unito e con un ruolo più importante in Europa».(i.a.)
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