Nata in casa a Calalzo, il racconto del papà
CALALZO. Nora sta bene; e questo, oggi, è quello che conta. Nora è nata a Calalzo il 28 dicembre, verso l'1.30 di notte, in casa propria.
«Mia figlia è la prima bambina nata a Calalzo, da grande le faremo fare la sindaca», dice orgoglioso papà Fouad Romdhani; che adesso ci scherza sopra, ma la paura è stata tanta. «Sono ancora sotto shock, non dimenticherò mai quella notte», racconta ripercorrendo le fasi di una vicenda che “inquadra” alla perfezione il tema scottante della sanità cadorina, «il giorno di Santo Stefano, alle 2 di notte, ci siamo recati in auto all'ospedale di Belluno perché mia moglie Marwa aveva dolori. il 27 sarebbe scaduto il termine per partorire ed anche per questo motivo è stata ricoverata».
Le luci dell'alba hanno però modificato lo scenario, stando almeno a quanto racconta Fouad: «I medici di turno, al mattino, dopo aver visitato Marwa, hanno deciso di dimetterla dandoci appuntamento al giorno successivo. Alle quattro del pomeriggio eravamo di nuovo a casa a Calalzo».
Il finale, di una vicenda fortunatamente a lieto fine, al culmine di una nottata condita da tanta paura: «Era l'1.30 quando, improvvisamente, si sono rotte le acque», prosegue Fouad, «abbiamo subito chiamato il 118 ma i dolori di mia moglie erano sempre più forti al punto che, dopo aver emesso un urlo fortissimo, Nora è venuta alla luce da sola».
E' emozionato Fouad nel ricordare quell'istante, con un pensiero speciale all'altra figlia di due anni che non si è mai staccata dalla madre in quegli interminabili minuti.
«L'ambulanza ci ha portato a Pieve, dove è stato tagliato il cordone ombelicale; da lì poi abbiamo proseguito, sempre in ambulanza, fino a Belluno dove Marwa e la piccola Nora sono state ricoverate».
Un racconto come detto a lieto fine ma i punti interrogativi sono tanti: «Per fortuna siamo qui a raccontarla, tutto è andato bene», prosegue Fouad, «ma Belluno è lontana ed in caso di emergenza vera non sappiamo proprio come sarebbe andata a finire».
Fouad conosce bene la vita di montagna, vive a Calalzo praticamente da sempre, pur essendo di nazionalità tunisina come la moglie Marwa, in Italia invece da soli tre anni.
«Non siamo nel terzo mondo», dice, «l'ospedale è una risorsa troppo importante per gli abitanti della montagna. Si può tagliare su tutto ma non sulla salute delle persone».
Parole semplici ed al tempo stesso sacrosante quelle di Fouad, dettate dal cuore ma soprattutto da quello che ha vissuto in prima persona. E che non augura a nessuno.
«Solo io e mia moglie sappiamo veramente come sono andate le cose quella notte, cosa abbiamo passato». Adesso quello che conta è che la piccola Nora sta bene, così come mamma Marwa, appena ventiduenne. «Ma quello che è successo a noi poteva capitare a chiunque», conclude Fouad, «e soprattutto, vista la situazione dell'ospedale di Pieve, potrà capitare di nuovo».
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