Nefrologia, dopo tre anni nominato il primario

È Andrea Bandera: 53 anni, proviene dall’ospedale Santa Chiara di Trento Concorrevano ancheJosef Nachtigal e Alberto Vianello dell’organico interno
IL NUOVO PADIGLIONE DELL'OSPEDALE DI CISANELLO CHE OSPITA LA NEFROLOGIA, IL REPARTO PER LA DIALISI E GRAN PARTE DELLA RADIODIAGNOSTICA, DOTATO DI MACCHINARI AD ALTISSIMA SPECIALIZZAZIONE (NELLA FOTO Un OPERATOE SEGUE AL COMPUTER L'ESECUZIONE DI UNA TAC)
IL NUOVO PADIGLIONE DELL'OSPEDALE DI CISANELLO CHE OSPITA LA NEFROLOGIA, IL REPARTO PER LA DIALISI E GRAN PARTE DELLA RADIODIAGNOSTICA, DOTATO DI MACCHINARI AD ALTISSIMA SPECIALIZZAZIONE (NELLA FOTO Un OPERATOE SEGUE AL COMPUTER L'ESECUZIONE DI UNA TAC)

FELTRE. Il nuovo primario di nefrologia e dialisi si chiama Andrea Bandera, ha 53 anni e proviene dal Santa Chiara di Trento dove, a tutt'oggi, è responsabile di struttura semplice “coordinamento dei centri dialisi di Rovereto, Arco e Tione”.

Al concorso, oltre a Andrea Bandera (specialista in ecografia nefro-urologica e con un master alle spalle sulla biopsia renale) che si è aggiudicato il punteggio più alto quanto a curriculum, si sono presentati anche Josef Nachtigal che ha fatto funzioni di primario dopo il pensionamento di Massimo Bertoli (in luglio dello scorso anno) e Alberto Vianello, entrambi parte dell’organico di nefrologia e dialisi del Santa Maria del Prato da lungo tempo. La nomina del nuovo direttore di reparto era necessaria considerata la mole di lavoro alla quale devono fare fronte gli specialisti. Negli ultimi anni l'attività di ambulatorio è cresciuta in maniera esponenziale con l'obiettivo di “frenare” il percorso fisiologico di molti pazienti verso l'insufficienza renale (condizione che dopo i sessant'anni può entrare già in zona patologica), tenuto conto che dal punto di vista epidemiologico, secondo quanto si conferma dagli addetti ai lavori, i feltrini sviluppano, per gli stili di vita, per l'incidenza elevata del diabete, e per il ricorso agli antireumatici, una tendenza marcata alle malattie del rene. Da qui l'importanza della prevenzione. Come prima cosa l'ex primario Bertoli aveva coinvolto tutti i medici curanti per la presa in carico di pazienti con gli esami del sangue specifici che indicano sofferenza renale e per programmare le visite in nefrologia in tempi ravvicinati, di tre mesi in tre mesi.

Le impegnative con codice B continuano ad essere evase in una settimana. Poi si è dato impulso alla dialisi peritoneale, selezionando i pazienti e innalzando progressivamente il numero degli stessi: dai sei del 2012 si è passati alla quindicina di oggi. Il tutto si è tradotto, in un monitoraggio costante di residenti dell'Usl in situazioni a rischio, allontanando o ritardando di molto la malattia conclamata. Ma si è tradotto anche in un aumento di lavoro da parte dell'équipe e in un marcato risparmio aziendale (l'emodialisi ospedaliera costa quasi cinquantamila euro all'anno per paziente, quella domiciliare costa la metà). Dall'Usl si evidenzia che fino al 2011 l'incidenza, cioè la percentuale di nefropatici che si rivolgevano al servizio già in condizioni di compromessa funzionalità renale, era di 250 casi all'anno, il doppio rispetto alla media regionale. Questa quota si è abbassata costantemente con l'obiettivo di mantenere la soglia a un massimo di cento casi annui. Per far questo, e soprattutto per ritardare il ricorso alla dialisi, si è incrementata l'attività ambulatoriale e si sono aumentate le consulenze. .m.)

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