Nel 1994 il premio San Martino
BELLUNO. L’amministrazione comunale di Belluno si unisce al ricordo di Ferruccio Vendramini, scomparso nella notte tra venerdì e ieri, sottolineando l’importanza del suo lavoro di storico e studioso per tutto il territorio bellunese. Un impegno sociale e culturale che gli valse, nel 1994, il premio San Martino. «Perdiamo un pezzo di storia importantissimo della nostra terra», ricorda il sindaco, Jacopo Massaro. «Solamente ieri pomeriggio (venerdì, ndr) avevamo presentato il suo ultimo lavoro: con Ferruccio se ne va un uomo di grande cultura, di esperienza, una persona curiosa e appassionata della storia, delle radici, della crescita della provincia di Belluno. Studioso della Resistenza, è stato per anni presidente dell’Isbrec, che alla sua fondazione aveva sede a Palazzo Crepadona. Un uomo attento e custode dei valori della nostra terra, che ha avuto il merito di riportare alla luce la storia bellunese, elevandola all’interesse regionale e nazionale. Alla moglie Elena, a Paolo, a Marco e a tutti i nipoti vanno le più sentite condoglianze, personali e di tutta l’amministrazione», conclude Massaro.
«Per me resta uno dei miei maestri», aggiunge l’assessore Marco Perale, «se mi sono appassionato alla storiografia, e in particolar modo a quella di Belluno, è stato anche grazie a lui e alla sua visione del lavoro dello storico. Ha cambiato il modo di fare storia locale, producendo alcuni tra i testi più importanti legati al Cinquecento e alla Resistenza bellunesi, analizzando sempre le vicende da tutti i punti di vista, tenendo conto delle tensioni politiche e sociali che li hanno caratterizzati».
«La sua opera, che lo rese uno dei più apprezzati personaggi del mondo culturale bellunese, correva su due binari: da una parte un lavoro di promozione della nostra storia che lo portò a parlare alla pari con i grandi studiosi veneti e fece entrare nelle aule delle università di Venezia e Padova temi legati al passato della nostra città; dall’altra i tanti anni di direzione dell’Isbrec, durante i quali ha dato un apporto straordinario allo studio delle vicende che hanno interessato il nostro territorio, studiando il passato per comprendere meglio il presente senza mai scadere nella retorica o in un racconto storico fatto di aneddoti mal legati fra loro».
Fabrizio Ruffini
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi