Nel 2015 aumentati i disagi in ospedale e sul territorio

BELLUNO. Aumentano le segnalazioni di disagi e disservizi all’ospedale San Martino di Belluno: dalle 179 del 2014 si è arrivati alle 205 nel 2015. E i maggiori malcontenti si registrano nei rapporti...

BELLUNO. Aumentano le segnalazioni di disagi e disservizi all’ospedale San Martino di Belluno: dalle 179 del 2014 si è arrivati alle 205 nel 2015. E i maggiori malcontenti si registrano nei rapporti con i medici di famiglia e nel fatto che nelle visite specialistiche il paziente si ritrova sempre con un medico diverso. Il resoconto arriva dalla referente del Tribunale del malato-Cittadinanzattiva, Ottorina Bompani che da qualche anno, nella sua posizione all’interno dell’ospedale, segue ancor più da vicino le difficoltà di relazione tra cittadini e sanità. «La maggior parte delle lamentele (15.6%) riguarda il disagio riscontrato con l’accorpamento di alcuni reparti, come oncologia, medicina, dermatologia, otorino, gastroenterologia e oculistica. È evidente che aver messo insieme il personale delle unità operative e la diminuzione dei posti letto hanno comportato un notevole risparmio di addetti per l’azienda sanitaria, ma un disagio per i pazienti e per gli stessi operatori. Inoltre», prosegue la referente del Tribunale del Malato, «mi hanno segnalato che dopo la prima visita specialistica, quando il paziente ritorna per il controllo, si trova un altro medico e questo fa sì che si senta dare spiegazioni e terapie farmacologiche diverse, creando una certa confusione nell’utente».

Da migliorare c’è il rapporto con il medico di base. «Il 12.6% di lamentale riguarda il fatto che», chiarisce Bompani, «con grande difficoltà vengono a visitare la persona a casa. Molto spesso, secondo quanto mi hanno raccontato, gli utenti sono costretti ad andare in ambulatorio anche se malati. E poi c’è la ritrosia, visto che il medico di base deve rimanere dentro un certo budget, a prescrivere accertamenti, malgrado il dolore o il problema evidente del malato, tanto che spesso quest’ultimo è costretto ad andare a pagamento».

Ma non mancano problemi tecnici all’ospedale: «Bisogna sistemare l’area dell’accoglienza e del Cup, perché così non va bene: quando al mattino c’è tanta gente si creano degli ingorghi incredibili davanti alla porta di ingresso, e inoltre un bagno per disabili e uno per le altre persone non basta: molte mattine c’è la coda anche ai servizi igienici».

E poi cosa dire «della quota fissa del ticket che sta diventando davvero odiosa per molti utenti?», aggiunge Bompani. «E del fatto che quando uno arriva al pronto soccorso non come codice rosso, gli vengono fatti tutti gli accertamenti per poi essere dimesso per lo più con un codice bianco e quindi è costretto a pagare tutte le prestazioni? Perché quando al triage si dà una prima valutazione del caso, non si informa l’utente degli esami a cui sarà sottoposto e gli si chiede se vuole eseguirli visto che sono a pagamento? A me pare che qui siamo di fronte a una medicina difensiva per fare cassa. Al di là dei proclami che ogni tanto ci vengono propinati», conclude Bompani, «a Belluno l’ospedale va depotenziandosi sempre di più, basti pensare che se è vero che è hub, dovrebbe avere tutte le specializzazioni e i primari». (p.d.a.)

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