Nel 2017 l’appello per la morte di Andrea
CORTINA. Il campioncino morì in pista. Il 5 marzo 2011 Andrea Rossato stava scendendo lungo il Canalino, la variante bassa del Canalone della Tofana, quando dopo un salto, andò a schiantarsi contro un larice. Il ragazzino di 9 anni, tesserato per i Nottoli Vittorio Veneto, perse la vita facendo la cosa che gli piaceva di più: sciare sulla neve ampezzana. A distanza di cinque anni dai fatti, la sentenza di primo grado pronunciata dal giudice del Tribunale di Belluno, Antonella Coniglio: un anno di reclusione per omicidio colposo con pena sospesa a Luigi Pompanin, il presidente della Ista Gestione impianti a fune e a Giuseppe Bisotto, l’accompagnatore del bambino veneziano.
Pompanin e la responsabile civile Toro assicurazioni sono stati condannati anche a pagare un risarcimento danni di due milioni di euro: 800 mila per il papà Mauro e la mamma Alessandra e 400 mila per il fratello Giorgio. Le spese delle costituzioni di parte civile erano state quantificate in 42 mila euro. Nei confronti di Bisotto, la costituzione era stata ritirata, ma a questo proposito ci sono delle novità, che emergono dalla sentenza. La procura della Repubblica e gli avvocati di parte civile avevano chiesto condanne più pesanti: un anno e mezzo per Pompanin e sempre uno per Bisotto, più un risarcimento danni di 3,5 milioni di euro. Nessuna provvisionale, quindi nessuna somma da anticipare.
Sono passati i 90 giorni per le motivazioni e, sulla base di queste, le difese Ghezze e Boscarolli per Pompanin, Beltrame per Bisotto e Coppa come responsabile civile hanno presentato appello. Il terzo avvocato punta soprattutto a ridurre l’entità del risarcimento danni, che gli sembra troppo alto, ma evidentemente anche i colleghi ritengono di avere in mano dei buoni motivi. Oltre tutto, è vero che la costituzione di parte civile nei confronti di Bisotto era stata ritirata, ma la condanna è stata pronunciata in solido, cioè con il vincolo solidale, questo significa che dovrà accollarsi la metà del risarcimento. Ci mancherebbe che, con il ruolo che ricopriva, Pompanin non fosse assicurato, ma l’accompagnatore dei ragazzi? L’uomo che in primo grado ha chiuso la replica del suo difensore con un «sono distrutto, dopo tutto questo tempo. Ho fatto bene a preoccuparmi e a seguire i ragazzi oppure dovevo fregarmene, come hanno fatto gli altri? Perché stasera dovrò spiegare alla mia famiglia come è andata a finire».
Gli appelli sono già stati depositati e la fissazione dell’udienza veneziana correrà su un binario più veloce, rispetto ad altri casi meno importanti, ma una data precisa sul calendario non c’è ancora. In ogni caso, si andrà all’anno nuovo, probabilmente verso maggio. Dopo la Corte d’Appello, non rimarrà che quella di Cassazione. (g.s.)
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