Nel Bellunese diminuisce l'incidenza dei tumori

Dal 1996 al 2005 flessione dello 0,25% nei maschi e del 2,13% nelle donne
In foto l’ospedale San Martino di Belluno
In foto l’ospedale San Martino di Belluno
BELLUNO.
Diminuisce l'incidenza tumorale in provincia di Belluno, anche se globalmente rimane superiore alla media regionale. Sono questi gli ultimi dati relativi al periodo 2001-2005, aggiornati dal Registro Tumori del Veneto. Nel territorio montano, in questo quinquennio, si sono verificati 834 nuovi casi di cancro maligno all'anno tra gli uomini e 687 casi tra le donne. Per quanto riguarda il sesso forte, nel Bellunese c'è stata un'incidenza tumorale maggiore (+6%) rispetto alla media regionale; per quanto riguarda le donne, invece, dopo la forte crescita del cancro tra il 1990 e il 2000, si registra una riduzione globale annua del 2,13%. E questo porta i dati delle donne bellunesi a sovrapporsi a quelli delle altre provincie del Veneto. Globalmente considerata, l'incidenza dei tumori nel Bellunese dal 1990 al 2005 è diminuita (-0.25% in media ogni anno). Ma sempre di più si individuano tumori allo stadio inziale, grazie alla diffusione dei programmi di screening e di diagnosi precoce. Programmi che hanno due scopi precisi: non solo l'individuazione del cancro nelle sue forme iniziali ma anche la possibilità di intervenire terapeuticamente in tempi brevissimi. Due manovre che garantiscono al paziente oncologico una buona qualità di vita anche nel lungo periodo.  Nel quinquennio, i casi di tumore sono stati 5.004 tra i maschi e 4.122 nelle donne in provincia di Belluno.  
I tumori negli uomini.
«Il tumore della prostata», precisa il primario dell'oncologia di Belluno, Mauro Giusto, «è diventato il più frequente tra i maschi. C'è stato un forte aumento dal 1990 al 1996 (+12.69%), per poi assestarsi su un +2.13% annuo. Tra le altre malattie, risulta in significativo aumento solo il tumore del colon retto (+2.76% medio annuo), mentre quello al polmone decresce in modo significativo con una variazione media annua del -4.24%. Se poi si guarda in dettaglio le singole sedi, risultano in eccesso rispetto alla media veneta, le neoplasie della cavità orale, dell'esofago, del fegato e del pancreas».  
I tumori nelle donne.
Per le donne, invece, le neoplasie in eccesso rispetto alla media regionale sono quelle del fegato, del polmone e il melanoma della cute, mentre si riduce il tumore dello stomaco. Per quello del colon retto rimane un deficit significativo di incidenza in provincia rispetto al dato medio del Registro.  In particolare, però, l'incidenza per tutti i tumori, dopo una forte crescita tra il 1990 e il 2000, sta calando: la riduzione media annua si attesta al 2.13%, portando il livello vicino a quello delle altre Usl. «Restano in crescita, però, le neoplasie nelle tre sedi più frequenti: mammella (+2.66%), colon retto (+3.64%) e polmone (+2.38%). Il cancro dell'utero e i linfomi non Hodgkin mostrano un'incidenza pressochè costante nel tempo».  
Le aree più colpite.
Se si guarda alle aree provinciali più colpite, si può notare una differenza di incidenza. «Nel Feltrino c'è un picco di tumori della cavità orale, esofago e fegato, mentre nel Sospirolese sono più frequenti le malattie ematologiche (linfomi), in Alpago il tumore del colon retto e in Cadore i melanomi».  
L'età media.
Un terzo delle neoplasie colpiscono le persone sopra i 65 anni; un terzo quelle over 75. Su alcuni tumori femminili, come quello mammario, si abbassa invece l'età. Per i linfomi, invece, si nota un incremento soprattutto tra la popolazione straniera proveniente dall'Est Europa: «E' la vicinanza a Chernobyl», dice il primario.  
L'anomalia bellunese.
«Se si guardano i dati del Registro tumori», sottolinea Giusto, «si evince che anche nel Veneto c'è una maggiore incidenza di cancro rispetto alla media nazionale; nei maschi è più alta rispetto al resto della penisola. Nel Veneto, cinque Usl hanno un'incidenza superiore alla media e sono Feltre, Belluno, Venezia, Mirano e Adria».  
Le apparecchiature.
Un ruolo importante nella scoperta di tumori allo stadio iniziale hanno le apparecchiature di ultima generazione, come la tomografia multistrato, la risonanza magnetica.  «Importantissima la Tac Pet», conclude il primario dell'oncologia, «che noi non abbiamo, visto il bacino di utenza limitato. Per questo ci rivolgiamo a Castelfranco, dove le liste di attesa sono di appena una settimana. Questo strumento ci permette di valutare la quantità di malattia al momento della diagnosi e di evidenziare, dopo la terapia,' residui tumorali».

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