«Nel centro c’erano tre liste diverse»
PIEVE DI CADORE. C’erano tre liste: un registro delle pazienti che prenotavano in ordine cronologico, la lista d’attesa vera e propria e la lista dei cicli. Lo ha spiegato ieri Stefano Marson, uno dei ginecologi presenti nello staff del centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore retto da Carlo Cetera, l’ex primario a processo con le accuse di tentata concussione, concussione, interruzione di pubblico servizio e corruzione, nel procedimento che vede imputato anche il presidente di Sismer Luca Gianaroli con l'accusa di corruzione del ginecologo padovano, e Sismer coimputata per non aver impedito al proprio dirigente di commettere un reato.
Il collegio formato dai giudici Antonella Coniglio, Vincenzo Sgubbi e Cristina Cittolin, ieri ha ascoltato diversi testimoni, tra i quali i primi nomi chiamati dalla difesa di Cetera. L’attenzione si è concentrata prima di tutto sull’attività di Sismer negli anni della convenzione con l’Usl 1, cioè dal 1999 al 2011, e sul ruolo di Cetera nel momento della prima stipula e dei successivi rinnovi annuali. Per spiegare la dinamica legale di questi passaggi, la difesa della società ha chiesto la consulenza di un esperto che ha rilevato come il parere del primario non fosse formalmente previsto nè vincolante, tanto che a volte è allegato agli altri e altre volte no, ma è chiaro che l’unità operativa facesse una relazione sull’andamento del progetto (e quindi della convenzione stessa) riunendo i dati delle cartelle cliniche, già in possesso dell’Usl.
I testimoni di Sismer hanno anche confermato che la società bolognese faceva formazione al personale di Pieve di Cador, e la partecipazione di Cetera a numerosi progetti scientifici poi pubblicati sulle riviste internazionali, rilevando come questa sia una prassi consolidata.
A Marson, invece, gli avvocato e il pm Katijuscia D’Orlando hanno chiesto di parlare delle liste d’attesa, quelle che, secondo l’accusa, Cetera modificava a sua discrezione soprattutto se otteneva dei soldi dalle coppie. Il medico testimone ha spiegato come veniva organizzato il lavoro del centro e quindi come venivano formate le liste, affermando che a compilarle erano le infermiere addette alla segreteria che custodivano anche materialmente le liste cartacee, compreso il famoso “quaderno rosa” che è tra gli atti sequestrati durante l’indagine. Marson ha ricordato che ci potevano essere dei casi con una corsia accelerata per vari motivi, dal quadro clinico all’età della paziente, come avviene in ogni specialità. «Non ho mai sentito dire che Cetera chiedesse soldi alle pazienti e nessuna coppia si è mai lamentata», ha detto Marson. La lista, però, pur essendo nelle mani della segreteria, era accessibile a tutto il personale.La prossima udienza sarà il 16 giugno.
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