Nel futuro del Colle nuovi soci o un consorzio pubblico-privato

L’Alpe del Nevegal si dice disposta a continuare la gestione degli impianti «se ci sarà il sostegno pubblico o se entreranno nuove persone in società»



Sessanta bambini delle scuole elementari di Limana hanno imparato a sciare sul Nevegal quest’anno. I loro compagni sperano di poterlo fare il prossimo. «Se dovessimo prendere il pulmino e andare sulle Dolomiti per il corso, semplicemente non ci andremmo». Nelle parole di Roberta Balcon, insegnante della scuola Giuseppina Cibien, c’è il pensiero di molti. E, insieme, la speranza che gli impianti continuino a rimanere aperti.

Già, ma con quale gestore? L’Alpe sta cercando nuovi soci, «e se ne troveremo saremo anche disponibili ad andare avanti», spiega il presidente Maurizio Curti. In quel verbo usato plurale va letto “noi Alpe del Nevegal”, ma non con gli attuali soci: la maggior parte attende solo la fine della stagione estiva per terminare l’esperienza in società.

In tutta l’operazione, in corso, per tentare di dare un futuro al Colle, l’Alpe non prescinde dal sostegno del pubblico. Lo dice più volte, l’amministratore delegato, Piero Casagrande: «È fondamentale, perché gli investimenti da fare saranno consistenti». Lo dice rivolto all’insegnante della primaria di Limana, che non può neanche immaginare di non vedere più i suoi studenti muovere i primi passi sugli sci sul Nevegal: «Quest’anno ne abbiamo portati 60 a sciare, ce n’erano alcuni che non avevano mai avuto un contatto vero con la neve ed erano entusiasti», racconta l’insegnante.

«Il Nevegal è la nostra palestra naturale, la scuola di sci lavora bene e i prezzi sono tenuti bassi, anche questo un elemento da non sottovalutare. Dal Nevegal si vedono le Dolomiti e la laguna veneziana, ha delle eccellenze anche ambientali incredibili: è un luogo assolutamente da valorizzare e speriamo restino aperti anche gli impianti. Se dovessimo andare sulle Dolomiti, smetteremmo di portare i bambini a sciare».

L’Alpe finora ha garantito l’apertura degli impianti impegnando risorse importanti. I soci hanno ripianato le stagioni in perdita ma gli investimenti da fare nell’immediato futuro sono corposi. «Abbiamo bisogno del sostegno del pubblico», ribadisce Casagrande. «Tornare ad una collaborazione fra pubblico e privato può essere la soluzione». Magari con la formula del consorzio misto, ipotesi lanciata settimane fa dall’associazione Vivaio Dolomiti. Si può fare, da un punto di vista giuridico? Secondo Casagrande «sì, rispettando tutti i vincoli previsti. È solo questione di volontà politica». Anche il Partito democratico (ne parliamo in un pezzo a parte) sottolinea che la legge Madia consentirebbe al Comune di entrare in una società di gestione, «laddove gli impianti siano considerati uno strumento di servizio anche sociale e sia rilevata la necessità di governance e cooperazione pubblico-privata», suggeriscono Paolo Bello ed Erika Dal Farra.

Nel Consorzio, aveva suggerito Vivaio, potrebbero entrare più enti pubblici, perché il Nevegal è il punto di riferimento per tutta la Valbelluna e il Trevigiano. Ora sul tavolo pare esserci anche questa soluzione, dunque. «Uniamo le forze», invita l’insegnante di Limana. E pare quasi immaginare i corsi del prossimo anno.—



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