«Nel giro di appena cinque anni persi 200 mila euro di Irpef»

In Unione montana lanciato l’allarme per le entrate dei Comuni agordini «Nei prossimi vent’anni l’imponibile della vallata è destinato a crollare»



. «Fra una ventina d’anni le classi del baby boom saranno in pensione e, se non ci sarà un’inversione di tendenza demografica, l’imponibile Irpef della vallata crollerà e di speranze ne avremo davvero poche. Ma vent’anni è domani».

Lo ha detto il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit, nell’ambito della discussione nata lunedì sera in sala “don Tamis” ad Agordo nel corso del consiglio dell’Unione montana agordina.

All’ordine del giorno c’era l’adesione al Piano pluriennale di sviluppo elaborato da un tecnico che di fatto fotografa la situazione socio-economica della vallata. Documento criticato dal consigliere di Colle Santa Lucia, Maurizio Troi, secondo il quale non si sarebbero tenute in debita considerazione le differenze di reddito medio pro capite tra le varie zone della vallata agordina: 17 mila euro Colle Santa Lucia, 22.700 Agordo, con una media di 19.500 euro.

«Se partiamo da dati generici – ha detto Troi – non arriveremo mai nel dettaglio a fare proposte politiche che incidono. Servono scelte politiche forti se vogliamo invertire la rotta dello spopolamento. Non si cura un malato con l’aspirina».

Il malato in questione è ovviamente l’Agordino. Ma le ricette per curarlo, stando alla discussione di lunedì, sembrano difficili da individuare. Per il sindaco di Agordo, Sisto Da Roit, tuttavia, la crisi demografica che attanaglia la vallata non sarebbe riconducibile a una questione meramente economica.

«Qui – ha detto Da Roit – lo spopolamento è iniziato in un momento in cui non c’era mai stata così tanta occupazione e in cui i servizi erano presenti. Il benessere economico non è quindi sufficiente per spiegare il fenomeno dello spopolamento. Alla base c’è anche un fatto culturale: la gente cambia le proprie priorità di vita e fa figli solo se ci sono condizioni di un certo tipo. Se non si fanno più figli, l’unico modo per garantire una continuità è quello di andare in cerca fuori come del resto sta già facendo il mondo produttivo. Il problema è che queste persone poi non si fermano in Agordino. Forse anche perché qui gli affitti sono molto elevati».

Per Da Roit il tempo per cambiare le cose sta scadendo. «In cinque anni – ha spiegato – il Comune di Agordo ha perso 200 mila euro di imponibile Irpef. Perché? Abbiamo fatto tre ipotesi: chi ha ruoli importanti nelle aziende del territorio ha cambiato residenza; l’invecchiamento delle persone fa sì che molti vadano in pensione e che il loro reddito sia inferiore a quello di un lavoratore; i giovani che dovrebbero sostituirli non ci sono e i pochi che entrano nel mondo del lavoro hanno redditi minori rispetto a quelli che sono usciti».

In questa situazione il rischio per i bilanci comunali è alto. Da qui l’appello di Da Roit non solo a trovare soluzioni, ma anche a fare le unioni “serie” fra Comuni.

Una posizione, quella del sindaco di Agordo, condivisa dal collega di Canale d’Agordo, Flavio Colcergnan, che ha ricordato le politiche del passato che di fatto hanno portato al venir meno del rapporto simbiotico secolare tra gli agordini e il loro ambiente. —

Gianni Santomaso



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