Nel mirino di Perenzin c’è Celeste Levis
BELLUNO. «Prima di programmare una nuova stagione di prosa con costi aggiuntivi per il prossimo anno, bisognava fare un bilancio in economia che saldasse i debiti pregressi».
Il sindaco di Feltre Paolo Perenzin tiene salda la sua posizione – che coincide con quella del collega di Belluno – di fronte ai tempi di bufera che da un po' di tempo soffiano sulla Fondazione Teatri delle Dolomiti e che mercoledì sono sfociati in bufera in occasione della conferenza stampa «convocata dal vicepresidente Levis senza comunicarlo nemmeno al nostro componente del consiglio di gestione Trimeri». A margine, poi, «Feltre sta valutando l'opportunità di uscire dall'organismo ed è stato inserito un punto all'ordine del giorno del consiglio comunale del 27 agosto».
Il sindaco feltrino ha un diavolo per capello: «È inaccettabile dal punto di vista istituzionale che il vicepresidente si stia arrogando il diritto di rappresentare per intero la Fondazione. Massaro e io stiamo in sintonia per convocare al più presto un consiglio di indirizzo in cui prendere atto di questa forzatura di Levis. Vista la situazione creata, cerchiamo di capire se ha senso considerare validi i voti della settimana scorsa sul bilancio, sulla nuova stagione e sul bando per la gestione dei servizi tecnici del teatro, oppure se rimettere al nuovo consiglio di gestione una riconsiderazione complessiva».
Nell'ultima riunione, «nonostante il parere contrario di Feltre e Belluno, si erano espressi a favore il rappresentante della Regione e Levis, il cui voto in caso di parità vale doppio ed è stato determinante. Ma c'è da sottolineare che Levis era stato nominato dall'amministrazione provinciale guidata da Bottacin a suo tempo: il nodo politico da evidenziare è che in consiglio di indirizzo sul bilancio la Provincia si è astenuta e lui ha votato a favore in consiglio di gestione sapendo di avere la facoltà del voto che vale doppio. Si è assunto una triplice responsabilità».
In ogni caso, prosegue Paolo Perenzin, «in quella sede Massaro e io avremmo anche potuto far mancare il numero legale». Ma da quel momento, «Levis si sarebbe dovuto dimettere come aveva annunciato al termine del consiglio di gestione e la palla sarebbe passata alla nuova presidenza. Inoltre il vicepresidente ha detto di essere andato in banca per saldare i primi 50 mila euro di debito. Cosa gravissima perché avevamo concordato di rimandare la discussione su come sanare il pregresso».
Raffaele Scottini
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi