Nel rifugio segreto dei Pooh dove nasce il nuovo album
MONTEGROTTO TERME. Capaci di rendersi invisibili, con la complicità professionale e anche affettuosa di chi li ospita. Incapaci di opporre uno spigolo a chi li avvicina, dopo averli inevitabilmente riconosciuti, e chiede qualcosa di più di un autografo. Quel signore in jeans e maglietta neri che sta alla reception è proprio lui; e tre donne si fermano alle sue spalle. Due sono ragazze che si avvicinano per il tempo di una stretta di mano.
Abbiamo scoperto il rifugio segreto dei Pooh, il luogo che hanno scelto per dare vita e forma al loro nuovo lavoro, che sarà un album e che sarà anche un tour, la colonna sonora del prossimo autunno e inverno (solo per cominciare, s’intende). E’ a Montegrotto Terme, all’hotel Miramonti: qui sono arrivati tre settimane fa, da qui se ne sono andati ieri, con qualche rimpianto, destinazione Milano dove li attende la sala di registrazione.
Tre settimane sono lunghe, eppure nessuno – non la famiglia Braggion titolare del Miramonti, non gli ospiti che si sono avvicendati, non il personale – ha tradito la necessità di riservatezza del gruppo: perché il lavoro che si è svolto a Montegrotto, per quanto coperto ancora da un segreto impenetrabile («album e tour saranno una sorpresa, e non vogliamo togliere ai fan il piacere di scoprirla») è stato faticosoentusiasmante, possibile solo nella più assoluta concentrazione.
E allora Red Canzian si ferma, e dopo di lui arrivano Dodi Battaglia e Roby Facchinetti, a raccontare fin dove si può un progetto nuovo e tre settimane che sono state anche una rinascita tra bagni in piscina per iniziare la giornata e aerosol che fanno ritrovare il giusto timbro, e la giusta potenza, alla voce.
Parlare con i Pooh significa scoprire una volta di più che non sono soltanto una band, sono un’alchimia; le voci si alternano ma è un sovrapporsi di pensieri comuni e condivisi.
Il progetto, allora. Dal sito ufficiale della band si sa che nel nuovo tour con i tre musicisti ci sarà un’orchestra sinfonica, l’Ensemble Symphony Orchestra diretta dal maestro Giacomo Loprieno: «Affiancati – precisano – è dire poco. Il difficile e il bello del lavoro è la compenetrazione tra le due diverse anime. Non siamo una band accompagnata da un’orchestra, puntiamo alla fusione musicale».
Un album nuovo, e quando lo avremo tra le mani, ricorderemo che le bozze della copertina sono nate qui, tra il verde dei colli Euganei e l’azzurro chiaro della piscina del Relilax, il centro Spa del Miramonti. L’uscita in ottobre, e nello stesso mese («dalla Toscana», i Pooh sono un po' misteriosi, dettagli non li scucirebbero nemmeno sotto tortura) partirà il tour. Il sito conferma: il 24 novembre saranno al Geox, a Padova. Dimensione teatrale, impegno anche fisico molto pesante: ai brani del nuovo album si sommeranno in scaletta non poche canzoni dei primi anni del gruppo (il primo è il 1966): «Nella versione originale – raccontano – i nostri primi brani avevano già il supporto dell’orchestra: era più un accompagnamento che una fusione, ed era lo stile dell’epoca. Li abbiamo ripresi e arrangiati con l’orchestra di trenta elementi». Scoprendo non poche cose. «Canzoni che oggi hanno 40 anni – dice Dodi Battaglia – potrebbero essere state scritte ieri. Eravamo molto avanti, probabilmente». «E ci siamo anche accorti – aggiunge Roby Facchinetti – che la nostra scrittura si presta all’esecuzione orchestrale, perché strutturalmente è aperta, con melodie adatte a un accompagnamento impegnativo».
Ci si è anche accorti di quanto tempo è passato: quando si è trattato di provare uno dei brani più datati, e non tra i più eseguiti, Red Canzian ricordava il giro musicale ma non il testo punto per punto: «Ha dell’incredibile, ma ce lo siamo stampati da internet perché nessuno dei tre ricordava come faceva esattamente il testo».
Al Miramonti, i Pooh hanno costruito con l’aiuto della famiglia Braggion una vera e propria sala d’incisione: l’aula che viene usata per le conferenze è stata insonorizzata, sono state aggiunte tende per separare l’area di registrazione da quella dove si suonava. I musicisti si sono posizionati in modo da potersi vedere in faccia mentre provavano. Hanno alternato momenti di lavoro in cuffia a prove collettive con Phil Mer alla batteria e l’arrangiatore Danilo Ballo.
Tutti i giorni sveglia alle 7 e mezzo, alle 7.45 bagno in piscina: il piacere di essere il primo a entrare in vasca accende ancora gli occhi di Dodi. Mezz’ora di nuoto, colazione ricca e sana («qui è la regola, per noi è stato fondamentale»), poi sala prove. Aggiustamenti, confronti: «Un album e un tour non sono scontati nemmeno se hai più di quarant’anni di storia alle spalle. Ogni nuovo progetto è un rischio». Alle 13 pranzo («molta verdura, comunque sempre cose leggere, lo chef ha fatto meraviglie»), e alle 15 ancora in sala prove fino alle otto di sera. Uscite, mai: «Non potevamo perdere la concentrazione». Massimo sfizio, il bagno a mezzanotte in piscina.
E gli altri ospiti? Discrezione totale «Però Italia-Irlanda ce la siamo goduta tutti insieme, e quando gioca la Nazionale le emozioni sono forti e si diventa amici».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi