Nel terreno c’è una torbiera il bacino artificiale si fa altrove

Forcella Aurine, sopralluogo di sindaco e tecnici sull’area scelta per il laghetto Amareggiata la società di gestione: «Noi investiamo qui ma dateci una mano»

GOSALDO

«Se si dovrà fare lo spostamento del bacino artificiale si dovranno valutare le condizioni tecniche ed economiche». Lo dice il sindaco di Gosaldo, Giocondo Dalle Feste, dopo l’incontro/sopralluogo svoltosi martedì a Forcella Aurine tra il Comune, gli esperti chiamati in causa dal privato e il privato stesso, proprietario dei terreni, per definire la questione che riguarda la realizzazione di un bacino d’acqua. Un bacino destinato in primis all’innevamento artificiale, ma anche a riserva d’acqua in caso di incendio e come attrattiva turistica per l’estate.

Come anticipato nei giorni scorsi, sull’iter del progetto inserito nel 2016 fra le schede da finanziare con i Fondi di confine di area vasta, è comparso un ostacolo. Riccardo Bedont, proprietario del terreno su cui si puntava per costruire l’infrastruttura, ha rilevato la presenza di un biotopo che ha poi fatto approfondire a degli esperti che hanno a loro volta confezionato una relazione spedita anche in Provincia.

Ne è emersa la presenza – dice il sindaco Dalle Feste – “di una torbiera pregevole” con piante particolari, alcune rare.

Uno scenario di fronte al quale Bedont pare aver deciso per il no alla realizzazione del laghetto sulla sua proprietà.

Perché abbia sollevato il caso quattro anni dopo l’avvio dell’iter progettuale non si sa. Ciò è avvenuto, comunque, prima della stesura del progetto definitivo-esecutivo.

Di conseguenza ora si dovrà trovare una nuova collocazione su area pubblica (l’ipotesi che si fa è quella di uno spostamento in direzione Sant’Andrea) per non dover rinunciare ai 900 mila euro dei Fondi di confine (sempre che bastino) e per garantire a Desma, la società che nel 2016 ha preso in gestione le sciovie e l’area di Forcella Aurine rivitalizzando un posto che qualcuno aveva già considerato morto, un elemento importante per lo sviluppo della sua attività.

«Il laghetto», dicono i dieci soci di Desma, «è indispensabile per il futuro di Forcella Aurine. Con esso e il nuovo impianto previsto nel progetto riusciremmo a innevare le piste nelle piccole finestre di freddo che ci potranno essere. Attualmente, invece, abbiamo bisogno di venti giorni di freddo».

I soci di Desma non nascondono l’amarezza per come stanno andando le cose, anche se spera si possa trovare una soluzione alternativa.

«Ci meravigliamo», dicono, «che in tanti anni nessuno si sia mai accorto dell’esistenza del biotopo in una zona che è sempre stata usata come pista e che rientra nel piano-neve. Per quanto ci riguarda, in questi quattro anni abbiamo tenuto fede alla parola che avevamo dato: abbiamo investito più di 200 mila euro dei soci e abbiamo fatto molto qui a Forcella Aurine. Ogni tanto ci piacerebbe avere anche noi un po’ di vento in poppa per arrivare a destinazione e questo vento dovrebbe nascere dal reciproco aiuto tra Desma, gli enti pubblici e anche i privati proprietari dei terreni. Abbiamo ricevuto proposte per operare anche in altre zone. Noi teniamo a Forcella Aurine, ma dobbiamo essere messi in condizione di lavorare». —



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