Nella cripta affacciata sul Piave riposa il patrono San Joatà
BELLUNO. La punta del suo campanile, onnipresente tanto nelle fotografie dei turisti quanto in quelle dei bellunesi, è diventata uno dei simboli della città. Ma è il suo cuore, la cripta, a racchiudere uno dei tesori più ammirati di Belluno: il polittico ligneo di San Martino è custodito nel bastione del Duomo cittadino intitolato proprio al santo patrono della città. Ve lo raccontiamo in questo episodio di Belluno nascosta dedicato alla cripta della Cattedrale.
Un sotterraneo - o almeno così siamo abituati a pensare a questi ambienti - che sotterraneo non è. L’esterno del vano, infatti, poggia su un baluardo che si affaccia sul Piave e che chi percorre via Sottocastello o utilizza le scale mobili di Lambioi conosce bene. Di forma circolare, il massiccio bastione sostiene sul versante sud-est la struttura del Duomo. Un tempo la Cattedrale si affacciava sul Piave ma nel corso del ’400 l’ingresso venne posizionato su quella che oggi viene chiamata, non a caso, piazza Duomo. A rivolgere lo sguardo sulla Valbelluna rimane l’abside e, sotto di esso, la cripta.
Vi si accede, tramite una scala, da una navata laterale. L’attuale struttura della cripta è relativamente recente: il terremoto del 1873 ne impose infatti la ricostruzione. Data la sua posizione, non manca la luce naturale garantita da quattro finestroni che si affacciano sul Piave. Un chiarore controbilanciato dal rivestimento ligneo che copre l’intero perimetro della stanza e che rende l’ambiente più intimo e raccolto. Al centro del semicerchio, valorizzato da un gioco di luci e marmi, trova posto il tesoro della cripta. A ben guardare sono due: il polittico ligneo di San Martino, risalente alla fine del ’400, e l’antica Arca Avoscano, una tomba trecentesca che ospita, tra le altre, le reliquie di San Joatà, co-patrono della città.
L’Arca, la cui parte più antica risale al 1335 circa, era un tempo riccamente dipinta e dorata. Oggi è posizionata sotto il polittico e viene saltuariamente aperta per verificare lo stato delle reliquie che ospita. Al suo interno riposano San Joatà (o Gioatà), che insieme a San Martino è patrono della città, e il beato Lucano. Non è l’unica arca presente in Duomo: all’interno del campanile, di epoca settecentesca, è infatti murata l’Arca degli Azzoni, dove riposa il nobile Federico. Come accaduto per le due arche medievali, anche il polittico di San Martino prima aveva un’altra collocazione: si trovava infatti all’interno del battistero, che è posizionato di fronte al Duomo e che fu edificato sulle fondamenta di un’antica chiesa dedicata proprio al Santo con il mantello.
La storia della vita di San Martino di Tours è ripercorsa nelle tavole finemente decorate del polittico. La formella principale, al centro di altre otto riquadri più piccoli, raffigura l’episodio che caratterizza l’iconografia del Santo: il vescovo cristiano è raffigurato nell’attimo in cui taglia con una spada il suo mantello per donarlo ad un povero.
Le quattro formelle inferiori sono invece attribuite ad una diversa mano (di epoca più recente) e raffigurano momenti della vita del Battista, compreso il battesimo di Gesù rappresentato nel riquadro all’estrema sinistra. E qui, quasi in un gioco di prospettive, l’acqua del Giordano si unisce virtualmente a quella del Piave e dell’Ardo: sullo sfondo della scena, infatti, è raffigurata una città attorniata da alte vette. Un profilo molto simile a quello di Belluno e delle Dolomiti, fonte di ispirazione per artisti di ogni livello ed epoca.
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