Nell’ultimo anno 364 imprese hanno chiuso i battenti

BELLUNO. Nel 2013 hanno chiuso i battenti 212 imprese nel comparto industriale e 152 in quello artigianale. Sono questi i numeri che fotografano la reale portata della crisi economica bellunese...
Condominiums Under Construction --- Image by © Nathan Griffith/Corbis
Condominiums Under Construction --- Image by © Nathan Griffith/Corbis

BELLUNO. Nel 2013 hanno chiuso i battenti 212 imprese nel comparto industriale e 152 in quello artigianale. Sono questi i numeri che fotografano la reale portata della crisi economica bellunese alla vigili della festa del primo maggio. Una ricorrenza che non sarà “festeggiata” in provincia, da dove partiranno un migliaio di lavoratori alla volta di Pordenone, dove saranno presenti i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil. Una location dettata dalla crisi dell’Electrolux, che in parte coinvolge anche il Bellunese, per la situazione dell’Acc e dell’Ideal Standard.

«Il ridimensionamento interessa per lo più le imprese dell’edilizia», sottolinea Rudi Roffaré della Cisl, «in questo settore sono state perse 91 aziende (il 3,3% del totale) nel periodo novembre 2012-novembre 2013». «Ciò significa che il comparto ha perso negli ultimi anni il 40% dei posti lavoro», ribadisce Valerio Zannin della Uil.

«Meglio non va per l’agricoltura, che si trova con 64 aziende in meno (-3.2%) e per il manifatturiero, che ha perso 50 imprese (-2.6%). Più consistente in termini percentuali, invece, il calo delle imprese artigiane attive soprattutto nell’ambito del commercio e del turismo, passate dalle 5.444 del 2012 alle 5.292 del 2013 (-2.8%)», continua Roffarè.

«A parte il comparto dell’occhialeria artigianale, che sta facendo assunzioni seppur a tempo determinato, tutti i settori legati all’edilizia, come il legno, la metalmeccanica, l’idraulica e l’elettrico, sono in crisi nera», precisa Marina Bernardi della Cisl, che chiede che vengano rifinanziati gli ammortizzatori sociali.

A questo aspetto si aggiunge anche un aumento dei ricorsi ai contratti a termine stagionali, che vanno sostituendo pian piano i contratti a termine. «E questo è deleterio soprattutto per i giovani», dice Ludovico Bellini della Cgil, «che oltre a non potersi costruire una professionalità, non avranno nemmeno certezze sul loro futuro».

«Nel 2013, per l’85% dei lavoratori attivi è stata chiesta la cassa integrazione e di questi sono finiti in cassa in deroga il 73%. Le giornate di cassa in deroga utilizzate sul totale di quelle richieste hanno rappresentato il 32%», sottolinea anche Christian De Pellegrin.

«Mi auguro che si sia già toccato il fondo di questa crisi, perché il quadro provinciale è davvero tragico», conclude Zannin. (p.d.a.)

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