Nell’ultimo saluto a Giulia l’invito «ad andare avanti»
AURONZO.
«Non serve piangere, questa è la vita. Bisogna andare avanti».
Le parole del nonno Ciriaco, riportate nella sua omelia da don Renzo Roncada, pievano di Auronzo, hanno risuonato a lungo nella chiesa di San Lucano, ieri, nel corso dei funerali della nipote Giulia Larese Casanova. Tantissimi coloro che hanno affollato la chiesa, che hanno voluto rendere l’estremo omaggio alla giovane scomparsa mercoledì scorso in Comelico Superiore, a causa di un grave incidente stradale.
Venuti a portare conforto alla famiglia, già duramente provata da altri lutti.
«Agli amici di Giulia», ha ripreso il sacerdote, «ed ai giovani dico: credete nella vita, è da vivere in ogni suo attimo, riempitela di voi. Giocatela, questa partita della vita, col cuore, con la gioia, con la spensieratezza, ma anche con forza, tenacia ed equilibrio. E che dire poi a tutti noi qui presenti? È possibile trovare una ragione per la morte? No, bisogna sempre andare a ricercare una ragione per la vita. E l’unica certezza è quella della fede. Io credo risorgerò quando il mio corpo vedrà il Salvatore. Non ciao Giulia, dunque, ma arrivederci, perché ci ritroveremo per l’eternità».
Molti amici e conoscenti erano andati a rendere omaggio a Giulia Larese Casanova direttamente a casa, in via De Filippo 38, da dove alle 14.30 è partito il corteo funebre verso la chiesa di San Lucano. Tanti i giovani, increduli e commossi per quanto accaduto, con lo sguardo perso nel vuoto, a chiedersi come possa essere stata stroncata in questo modo una vita così giovane, che tutti ricordano come disponibile, sorridente, volenterosa. Capace, come ha ricordato ancora una volta don Roncada, di superare la perdita di entrambi i genitori, nove anni fa.
«Giulia», ha soggiunto, «ha avuto sempre il coraggio di andare avanti; sorridente e con fiducia, ha guardato avanti. Siamo qui uniti tutti nel dolore perché è come giocare in una squadra, e solo se siamo uniti tutti insieme possiamo vincere questa partita. La partita della vita, non della morte». E, citando la seconda lettera di San Paolo ai Corinzi, don Roncada ha ribadito che «le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne». Poi si è rivolto ai familiari, ricordando il Vangelo di Luca, Gesù che ridà vita ad un giovinetto che era morto e lo riconsegna alla madre vedova, dicendo che «questo è quanto avviene al cimitero, dove Dio restituisce alla vita i nostri morti, alla vita vera, che è quella eterna. E Dio ha restituito alla vita Giulia, che non vive solo nel nostro ricordo, ma nella realtà della vita vera». Ed ha concluso: «Il nostro cuore è affranto, addolorato, ma ti porteremo sempre con noi ripensando al tuo sorriso e ricordando nella preghiera tu ed i tuoi cari genitori, ai quali ti sei ricongiunta dopo nove anni». Nel corso della cerimonia, molto partecipata, il coro ha intonato canti di dolore: “Quando busserò alla tua porta, avrò frutti da portare, avrò ceste di dolore”; ma anche d’amore: “Amatevi fratelli, come io ho amato voi”; e di fede: “Il Signore è mio pastore, non manco di nulla”. Ed al termine della cerimonia c’è stata la benedizione «con l’aspersione dell’acqua del battesimo, il profumo dell’incenso, il canto della nostra fede. Accompagniamo così Giulia», ha chiuso il parroco, «nella sua nuova vita». –
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