Neonata morta, la perizia accusa ostetriche e medico
BELLUNO. Perché Agata Maria è morta, dopo tre giorni di vita. Il perito Antonello Cirnelli ha depositato la perizia richiesta dal pm della procura della Repubblica di Treviso, Massimo De Bortoli, che ha già messo sotto inchiesta per omicidio colposo dieci medici degli ospedali di Oderzo e Treviso. Le responsabilità sono da addebitare da una parte alle ostetriche dell’ospedale opitergino, che hanno allertato in ritardo il medico di guardia e dall’altra allo stesso dottore, che invece di provvedere subito al taglio cesareo per far nascere la piccola ha utilizzato la ventosa, che non solo non è stata efficace, ma ha provocato ulteriori danni alla mamma bellunese tutelata dall’avvocato Giuseppe Triolo.
La donna era arrivata all’ospedale con forti dolori addominali. Nel reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Usl 9, l’avevano tranquillizzata, rimandandola a casa. Il giorno dopo si è ripresentata con gli spasmi e stavolta è stata ricoverata. Grande sofferenza per lei e la bimba, che porta nel pancione. Durante la fase del travaglio, si verifica la rottura dell’utero. Nel fare le manovre di espulsione e favorire il parto naturale, c’è quello che definite un grave inconveniente può essere riduttivo: «Se la rottura dell’utero, non è immediatamente visibile, è possibile rendersi conto della sofferenza del feto, guardando il tracciato del monitor», scrive più o meno testualmente Cirnelli.
Fino alle 22, la situazione può essere ancora considerata recuperabile, ma già tre minuti dopo nella mamma subentra una grave tachicardia: «Quando si sono accorti che c’erano dei probemi, avrebbero dovuto portarla subito in sala parto, per fare un cesareo. Ci sarebbe voluto un intervento medico. Le ostetriche avrebbero dovuto considerare che si trattava di un travaglio ad alto rischio e allertarsi immediatamente. Tanto più che, alle 22.20, il tracciato del monitor diventa drammatico, a quel punto il medico avrebbe già dovuto essere in sala parto. Invece viene chiamato alle 22.32 e arriva alle 22.34».
Ci volevano azioni precise, dall’attivazione delle procedure d’urgenza in poi. È stata usata la ventosa e non era corretto, perché non c’erano contrazioni e spinte efficaci: «L’operato dei sanitari appare censurabile per due motivi: ritardo nell’allerta del medico di guardia da parte delle ostetriche; scelta da parte del medico della ventosa, che è risultata ineefficace, anzi ha provocato dei danni» conclude Cirnelli.
Un ritardo di 25 minuti del cesareo, che ha provocato gravi danni nella piccola, per il mancato apporto di ossigeno al cervello. Poi il trasferimento al Ca’ Foncello di Treviso, dove è morta.
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