«Nessun esposto, ma un controllo classico»

Il maggiore Nicoletti sottolinea: «Sistema rodato e funzionante». Pavone: «Un’Inchiesta meticolosa»
gian paolo perona- perona- belluno- procura-il maggiore nicoletti ed il procuratore pavone
gian paolo perona- perona- belluno- procura-il maggiore nicoletti ed il procuratore pavone

BELLUNO. Nessuna segnalazione. Nessun esposto. Niente che sia piovuto nella cassetta della posta della procura della Repubblica e abbia scatenato l’inchiesta “Triage”: «Il punto di partenza è un controllo tipico, in ambiente sanitario e sportivo», garantisce il maggiore del Nucleo anti sofisticazione dei carabinieri Vincenzo Nicoletti, «le indagini ci hanno permesso di scoperchiare un meccanismo che era ben rodato e funzionava, grazie alla collaborazione tra questo medico del Pronto soccorso, che svolgeva anche attività extra moenia, come medico sportivo di una struttura sanitaria privata, e un infermiere dello stesso Pronto soccorso. Gli atleti saltavano il normale percorso e non pagavano nulla, in virtù di questo codice verde».

È ipotizzabile un danno erariale tutt’altro che indifferente: «Sarà compito della Corte dei Conti valutare se questo c’è stato o meno. Non nascondo che questa possa essere soltanto la punta del classico iceberg: i clienti sono diverse decine. C’è stata questa stortura, che ha coinvolto anche un altro dottore, che contemporaneamente svolgeva anche il ruolo di medico sociale di una società di calcio importante di questa provincia; il primario del Pronto soccorso, che non ha denunciato questo meccanismo e il massaggiatore della stessa società, che svolgeva un ruolo da fisioterapista, pur non avendone i titoli. È un’indagine molto importante, in questo ambito, chiaro che siamo abituati a situazioni anche più gravi, in altri contesti».

La perquisizione al Pronto soccorso è del 21 ottobre dell’anno scorso, a seguire è toccato alle sedi delle società sportive e alle abitazioni: «È stata un’indagine molto meticolosa e precisa, condotta dal sostituto procuratore D’Orlando», sottolinea il procuratore capo Francesco Saverio Pavone, «grazie a questo lavoro, siamo in grado di chiedere il rinvio a giudizio dei quattro sanitari per reati che vanno dalla truffa aggravata, all’abuso d’ufficio, all’omessa denuncia fino a ipotizzare la ricettazione per i farmaci che i carabinieri hanno trovato nello studio fisioterapico abusivo».

Quello che inquirenti e investigatori tengono a sottolineare è che questo sistema illegale scoperto e bloccato non coinvolge altri operatori che lavorano all’interno dell’ospedale San Martino o comunque nell’ambito dell’Usl 1, la cui professionalità non è stata messa in discussione da un’indagine molto complessa e articolata. (g.s.)

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