«Nessun euro di risarcimento una brutta pagina di giustizia»

BELLUNO. Neanche un euro risarcito. C’erano più di 200 investitori, che reclamavano i danni ma non hanno ancora avuto niente e molto difficilmente otterranno qualcosa da Giampiero Addis Melaiu. Se...

BELLUNO. Neanche un euro risarcito. C’erano più di 200 investitori, che reclamavano i danni ma non hanno ancora avuto niente e molto difficilmente otterranno qualcosa da Giampiero Addis Melaiu. Se non altro perché i suoi beni sarebbero custoditi a Montecarlo o magari sono intestati a qualcun altro. Ma come era stata architettata la mega truffa? Tanto per cominciare, Gd Consulting era una società italo-svizzera, che non aveva i requisiti necessari a lavorare in Italia, nel campo dell’intermediazione finanziaria, perché non iscritta a quello che si chiama ufficio cambi.

Ad ogni modo, raccoglieva denaro, per portarlo oltre le Alpi, facendo credere ai contraenti che l’avrebbe investito sul mercato Forex di Londra, quello che tratta lo scambio di valuta estera con risultati molto interessanti. In definitiva, solo 7,7 milioni di euro hanno attraversato la Manica, mentre i 40 milioni di cui si è discusso in questi anni sono spariti in quattro paradisi fiscali non meglio identificati. L’inchiesta era stata condotta dal pubblico ministero Bianco, che in primo grado aveva visto condannare Addis Melaiu a una pena addirittura più alta di quella che aveva richiesto: otto anni invece di sette.

Quella sentenza è stata pronunciata nel novembre 2013, la successiva di appello esattamente due anni dopo e venerdì sera si è espressa la Corte di Cassazione, spiazzando tutti gli avvocati di parte civile, che peraltro non si erano nemmeno costituiti, perché un ricorso del genere costa svariate migliaia di euro e i loro assistiti avevano già perso i soldi che ritenevano di aver investito: «La mia cliente ci ha messo 3 mila euro e non li ha più visti», spiega l’avvocato Emiliano Casagrande, «non solo: a questo punto, non scatterà nemmeno un risarcimento danni, né per lei né per una parente che di quattrini ne ha persi molti di più. Non possiamo fare altro, a parte il fatto che l’eventuale ricorso in Cassazione sarebbe costato una cifra addirittura superiore rispetto a quella già persa, e francamente non è che ci sia questa grande disponibilità economica. Non pensavamo davvero che andasse a finire in questa maniera e non possiamo dire che questa sia una bella pagina di giustizia».

Qualche legale aveva più di una posizione da tutelare, pertanto sarà costretto a fornire ancora più spiegazioni.

Ma già chi ne ha soltanto una deve impegnarsi: «Quello che potevamo fare l’abbiamo fatto, fino a dove è stato possibile», allarga le braccia Eugenio Ponti, «la strada è stata subito in salita per noi e, alla fine, ci siamo trovati davanti il muro della Cassazione. Non abbiamo visto e non vedremo un euro». (g.s.)

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