Nessun pasto a sbafo: il cuoco della Majoni assolto dal peculato
Cortina. In casa di riposo si parlò anche di ammanchi di cibo Il fatto non sussiste pure per una ex dipendente comunale
CORTINA. Nessun pasto a scrocco. Niente di penalmente rilevante, alla casa di riposo “Majoni” di Cortina. Assolti dal reato di peculato, perché il fatto non sussiste, l’allora cuoco e una ex dipendente comunale. Alla fine del rito abbreviato, il giudice per le udienze preliminari Sgubbi ha accolto le richieste dei difensori: da una parte, Barzon e Gasperin e dall’altra Zallot e Constantini. Il pm Faion aveva invece chiesto una condanna a due anni a testa. Non sono stati ascoltati testimoni: il procedimento si è svolto tutto sulle carte del pm.
L’inchiesta della procura della Repubblica era partita sulla base di un esposto anonimo, che era arrivato nella cassetta della posta del palazzo di giustizia, finendo sulla scrivania dell’allora procuratore capo Pavone. Riguardava pranzi mangiati e non pagati e ammanchi di generi alimentari nella mensa della struttura per anziani intitolata al dottor Angelo Majoni. Le contestazioni erano comprese tra il 2012 e il 2015.
In quegli anni, il Comune di Cortina aveva affidato alla Sacs il servizio mensa della struttura, che funziona sia come casa di riposo che come centro diurno dedicato agli anziani non autosufficienti.
La colazione delle 7.30, il pranzo delle 11.30 e la cena delle 17.45 erano puntualmente garantiti a tutti gli ospiti che pagavano la retta mensile; ma, da quanto è emerso, c’era anche la possibilità di usufruirne a pagamento. Massima digeribilità e quantità ridotta di sale e altri condimenti, viste le caratteristiche particolari dei commensali. Lo chef ha ormai passato i 50 anni ed era accusato di aver passato gratuitamente un certo numero di pasti a una donna del 1972, che non li consumava nel refettorio, ma se li portava a casa, anche per condividerli con i propri familiari. Ma l’uomo era accusato anche di essersi appropriato di generi alimentari, dei quali aveva la disponibilità e che avrebbe dovuto cucinare agli ospiti.
Tutte le accuse sono cadute in tribunale e sia il cuoco che la dipendente comunale sono stati assolti dal gup, perché il fatto non sussiste, nonostante la richiesta di condanna formulata dalla procura.
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