«Nessuna guerra ma Punta Rocca è nostra»

Zaia interviene in appoggio alle ragioni del Veneto e dell’Agordino sul confini della Marmolada

ROCCA PIETORE. «Punta Rocca, la vetta della Marmolada, è indubbiamente veneta. Lo certifica la cartografia sulla quale la Provincia di Trento ha fondato il nuovo Piano urbanistico. Non capisco, pertanto, questo nuovo rivendicazionismo».

Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, non nasconde la sua sorpresa per le pretese trentine, anzi - precisa - di Canazei. Quindi invita i sindaci bellunesi dell'alto Agordino a tener duro.

E proprio con loro condivide la posizione assunta su un altro tema in discussione in questi giorni, quello dell'accoglienza dei profughi.

Presidente, cominciamo proprio da qui. È accettabile la percentuale proposta dal Governo di 3 richiedenti asilo ogni mille abitanti?

«Assolutamente no. Tanto meno nel Bellunese. La verità è che stiamo pagando lo scotto di una mancata programmazione. La Chiesa pone - ho letto anche in Agordino - la questione della solidarietà, della compassione. Ma è anche vero che la Chiesa si occupa delle anime, noi dei corpi. Per evitare le stragi in mare c’è un'unica soluzione: aprire centri di accoglienza nel Sud Mediterraneo. La Chiesa, piuttosto di aprirsi all'accoglienza indiscriminata, si batta con noi per aiutare questa povera gente a casa propria, e non in questa maniera».

I sindaci dell’Agordino, quindi, hanno fatto bene a scrivere alla Prefettura di Belluno spiegando che non ci sono le condizioni per un'accoglienza dignitosa?

«Sì, lo hanno fatto prima di tutto nell'interesse degli stessi profughi. Anzi, vorrei aggiungere un invito, già che ci siamo, a tutti i sindaci del Bellunese».

Quale invito?

«A non concedere la carta d'identità ai richiedenti asilo. Intanto perché spesso non abbiamo notizie sul loro conto e la carta d'identità è un documento troppo serio da poter essere non trasparente. E poi perché è sufficiente consegnare un attestato che certifichi temporaneamente la presenza del richiedente asilo nel territorio».

I sindaci non dovrebbero riconoscere i certificati di residenza?

«Neppure questi certificati. I richiedenti non ne hanno bisogno».

Veniamo alla vicenda della Marmolada. Presidente, lei, dunque, è pronto ad una nuova 'guerra' sui confini della Marmolada?

«Assolutamente no. Si accomodino pure coloro che vogliono perdere tempo spostando di qua e di là i cippi di confine. Non è questo quello che vogliono i cittadini».

La chiamata alla guerra, quindi, sarebbe un fallimento?

«Penso proprio di sì. I cittadini vogliono vedere due Province e due Regioni che dialogano. E dialogano per crescere insieme».

Quindi? «Noi andremo avanti con il nostro investimento. E poi, mi lasci precisare, non è Trento ad avanzare determinate pretese, ma Canazei».

Canazei vuole il collegamento da passo Fedaia a Punta Rocca, osteggiato invece dalla Val Pettorina, quindi dalla Marmolada versante bellunese, mentre ad Arabba, ad esempio, interesserebbe il collegamento tra Porta Vescovo e Passo Fedaia, quindi salire da questa parte verso la vetta della Marmolada.

«La Regione Veneto si augura che da Trento e da Canazei non vengano frapposte difficoltà all’ingegner Vascellari nella realizzazione del collegamento da punta Serauta verso Fedaia, rinnovando gli impianti fermi da tempo».

Per la Regione Veneto, dunque, sarebbe insopportabile la mancata autorizzazione da parte trentina, tale da far saltare a Vascellari il contributo di 3 milioni?

«Sono sicuro che gli amici Trentini saranno collaborativi».

D'altra parte con loro è in corso la trattativa per l'anello ferroviario. C’è il rischio che il treno delle Dolomiti rallenti a seguito della crisi di Governo? «Non esiste». (fdm)

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