Nessuna tendopoli in Veneto

Zaia soddisfatto: mano tesa ai profughi, via i clandestini
La riunione della “cabina di regia” e a destra Zaia
La riunione della “cabina di regia” e a destra Zaia
VENEZIA.
Si allontana lo spauracchio di una tendopoli di profughi e clandestini nel cuore del Veneto. In serata, dalla "cabina di regia" istituita da Palazzo Chigi è emersa la decisione di concedere un permesso temporaneo di transito e soggiorno (valido tre mesi) a quanti tra i 26 mila migranti sbarcati dall'inizio dell'anno ne faranno richiesta: ciò consentirà loro di muoversi liberamente nei Paesi europei aderenti a Schengen. Oggi stesso il premier Berlusconi firmerà il provvedimento. Linea dura, invece, per i prossimi arrivi: a partire da domani scatterà il rimpatrio generalizzato.

Soddisfatto il governatore veneto, che ha partecipato al vertice Governo-Regioni. Scampato (o almeno, allontanato) il pericolo "invasione", l'esponente leghista non lesina apprezzamenti: «Voglio complimentarmi col Governo e con il ministro Maroni in particolare, per l'ottimo risultato ottenuto nella difficile trattativa con Tunisi. Da questo punto di vista ribadisco la totale vicinanza e il sostegno all'azione dell'esecutivo». Circa le misure adottate, Zaia ribadisce la distinzione tanto cara ai "padani" tra i rifugiati e i clandestini: «Il Veneto è sinceramente solidale con i profughi e con tutti coloro che chiedono protezione umanitaria. Il mio pensiero in queste ore va alle migliaia di donne, bambini e persone anziane così duramente colpite dalle vicende che si stanno svolgendo in tanti Paesi»; viceversa, «Tutti coloro che si trovano nella clandestinità o che, peggio, hanno già compiuto azioni illecite illegali, devono riprendere rapidamente la via del ritorno a casa loro. Per essere più chiari l'espulsione immediata di queste persone mi sembra un atto dovuto».

L'allusione di Zaia corre al rimpatrio, immediato, per quanti risultino pregiudicati o abbiamo violato la legge in Italia, previsto nel nuovo "pacchetto" immigrazione.

Ma quali saranno le ricadute immediate della linea prevalsa? L'obiettivo è allentare la pressione su Lampedusa e chiudere progressivamente il rubinetto dei flussi: con l'aiuto del governo tunisino, anzitutto, ma anche contando sulla "mobilità" dei tunisini attualmente in Italia. Oltre metà di loro ha espresso la volontà di raggiungere la Francia (che in presenza di un permesso temporaneo Ue non potrebbe più respingerli alla frontiera), giocando poi la carta del diritto al ricongiungimento familiare.

Gli ostacoli, però, non mancano. A cominciare dall'effettiva applicazione del permesso temporaneo che richiederà l'attivazione di una procedura europea: facile prevedere che Parigi non accoglierà con entusiasmo la prospettiva. In ogni caso i magrebini presenti sul territorio nazionale non svaniranno nell'aria per decreto: a molti di loro - le fasce più deboli, a cominciare dai minori, e coloro che godono dello status di rifugiati come libici, eritrei e somali - sarà necessario garantire assistenza. Non più in campi sorvegliati dalle forze dell'ordine ma in strutture solidali affidati alla Protezione Civile e alla Croce Rossa; anche la Chiesa cattolica, per voce della Caritas, ha manifestato disponibilità in tal senso.

L'impegno - annuncia il Viminale - sarà "spalmato" tra tutte le regioni e stavolta nessuno, Veneto incluso, potrà tirarsi da parte. In proposito Maroni, che Zaia esalta come «il ministro giusto al posto giusto», è stato esplicito e il governatore di Palazzo Balbi ne appare consapevole allorché dichiara che «Il Governo si farà carico dei clandestini mentre le Regioni si occuperanno dei profughi, compresi i minori non accompagnati». Che dire? Forse la strategia leghista di contenimento ieri ha segnato un punto ma la partita-migranti è ancora tutta da giocare.

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